Qualche tempo fa è successo un caso che mi ha fatto riflettere. Silvia Roggiani, segretaria metropolitana del Pd, è stata insultata in modo indegno da alcuni follower del viceministro Alessandro Morelli, leghista. Attenzione: non da Morelli, ma dalla gente che commentava un suo post. La polemica si è fatta rovente perché – secondo gli esponenti di sinistra – Morelli non aveva immediatamente levato tutti i commenti insultanti. Ci ho riflettuto un po’ su ai tempi, e mi è capitato di doverci riflettere anche ieri, su questa cosa dei commenti insultanti. La questione è semplice: il personaggio (pubblico oppure no) che espone la sua critica in modo urbano su Facebook ma che di fatto “ospita” sotto di sé commenti autonomi di altri che invece trascendono in educazione è responsabile oppure no dell’eliminazione di questi?
Ieri mi è successo di avere una polemica con Giorgio Oldrini, già giornalista e già sindaco di Sesto San Giovanni. Tralasciamo i motivi, perché sono legati alla politica e al giornalismo. Quello che mi ha colpito è che in molti mi hanno insultato, ovviamente da sinistra perché Oldrini è stato uno storico esponente comunista e poi Dem. Non lui, beninteso. Ma i suoi follower. Al solito “pennivendolo” (insulto coniato da Mussolini per i suoi detrattori, e oggi usato da destra e da sinistra senza grossi problemi e senza grosso costrutto) si sono associati altri anche interessanti, tipo che le mie fonti preferiranno parlare con il lattaio, o altre amenità tipo “Massa chi?”. Insomma, roba non grave, ma fastidiosa. E’ la centesima volta che mi capita, quindi mi sono fatto il callo. Oldrini, sotto il suo post, dice di non condividere quanto scrivono i suoi follower che insultano e che è fautore della “bonifica del linguaggio”. Rimane il punto: a Morelli lo si mise in croce perché non aveva prontamente rimosso i commenti insultanti di altre persone (che erano di tenore molto più grave, beninteso). Non so se Oldrini avrebbe dovuto fare lo stesso, ma se non esistono due pesi e due misure, probabilmente sì. Non so però se si tratti della cosa giusta la censura a tutto e a tutti, oppure se ognuno dovrebbe prendersi la responsabilità di quel che scrive e non di quello che scrivono gli altri.
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