E’ incredibile come la politica sia perfettamente logica. Perfettamente. Una logica cartesiana, salvo quando incrocia donne, giustizia e vizi vari. Ma escluse quelle variabili, che sono pure tanto potenti da far cadere imperi (Berlusconi docet), la logica politica è matematica di precisione. Punto primo: Salvini ha perso le elezioni amministrative praticamente in tutta Italia. Ha sbagliato lui e lui lo sa. La motivazione? Il suo elettorato non è andato a votare. Perché non è andato a votare? Secondo Salvini perché la politica della Lega è stata volubile e variabile. Attacca il governo ma sta al governo, non trova una sua identità, ripete sempre le stesse cose sull’immigrazione (che la gente oggi non concepisce come problema). Da questo ne discende che deve tornare a parlare dei temi che stanno cari alla classe media che oggi crede in Draghi. Il tema dei temi si chiama “pressione fiscale”. Tasse e affini. Badare a quel che sta nel portafogli più che al fatto che qualcuno può rubartelo per strada. Andate a dire a chi possiede gli immobili che deve pagare più tasse, e vedete qual è la risposta. Quindi, sommando le due cose, non può che risultare perfettamente logica la presa di posizione della Lega sulla riforma del catasto e dunque sulla riforma del fisco. E’ del tutto irrilevante se quella riforma è utile o inutile al Paese (il che la dice lunga sulle logiche della politica). Salvini cerca un nuovo spazio, e se per averlo deve uscire dalla maggioranza, poco male: se le amministrative sono il preludio delle politiche, e se la strada tracciata ha portato a questo, tra un anno e mezzo si profila comunque l’opposizione per la Lega. Non un esito soddisfacente, dunque Salvini cambia direzione. Niente di imprevisto e niente di sconvolgente. Il punto ora è capire quanto Draghi riesce a stare in equilibrio. Domandina aggiuntiva: tutti sicuri che Draghi non voglia andare a fare il presidente della Repubblica mettendosi al di sopra di tutte queste manovre politiche?

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