Tunisino ucciso a Bergamo, l’omicida dice di essersi difeso

Il giovane che ha colpito al petto con un coltello a serramanico Tayari Marouan ha detto al pm di essere stato minacciato con una bottiglia rotta.

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Ha raccontato di essersi difeso da Tayari Marouan dopo che questi lo avrebbe insultato per aver urtato la figlia dodicenne, Alessandro Patelli, il ventenne accusato di avere ucciso, ieri pomeriggio a Bergamo, il trentaquattrenne tunisino davanti alla famiglia di quest’ultimo.
Nell’interrogatorio davanti al pm, Patelli, incensurato, ha detto di essere stato minacciato con una bottiglia rotta. Il giovane, accusato di omicidio aggravato da motivi futili o abietti, ha risposto a parte delle domande del pm per poi avvalersi della facoltà di non rispondere. La famiglia della vittima, stando al racconto del fermato, si era seduta sui gradini fuori casa sua: Tayari, la moglie italiana e le due figlie, la più grande di 12 anni e la più piccola, nel passeggino. A quel punto Patelli sarebbe stato minacciato con una bottiglia rotta e avrebbe quindi colpito con più fendenti al petto il tunisino, regolare, in Italia da tempo, con il coltello a serramanico che aveva già con sé. La vittima, in Italia da tempo, viveva a Terno d’Isola: era già noto alle forze dell’ordine per spaccio, lesioni e maltrattamenti. Entrambi sono finiti a terra – spiega una nota dell’Arma – quando la lite è degenerata, fino a quando il trentaquattrenne è stato colpito con “diversi fendenti”.

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