Sant’Egidio, giunta a Milano una famiglia di profughi da Lesbo con i corridoi umanitari

L’arrivo è stato reso possibile grazie ad un protocollo firmato con il Viminale. E' ospitata in una casa dove inizia una "nuova vita" dopo due anni al campo di Lesbo

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“New Life”, così ha commentato, emozionata, una ragazza della famiglia afghana arrivata a Milano, con i corridoi umanitari, dall’isola greca di Lesbo. Fa parte del gruppo di quaranta profughi, appartenenti a nove nazionalità, atterrati a Fiumicino e che i hanno raggiunto le ospitalità in casa in diverse regioni italiane secondo il modello, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari, che dal febbraio 2016 fino ad oggi hanno permesso di giungere in sicurezza, al riparo dai trafficanti di esseri umani, oltre 3.500 persone in Italia, Francia, Belgio e Andorra. Lo comunica la Comunità di Sant’Egidio.

La famiglia, ospitata ora in un appartamento della zona sud di Milano, è di etnia hazara, composta da una madre con tre figli, era bloccata nell’isola greca di Lesbo da due anni. Nei primi racconti, emerge il ricordo delle fiamme dell’incendio del campo profughi e la fatica mentale nel resistere a una situazione in cui tutto appare bloccato e senza speranza. Ora, finalmente, il sogno di una nuova vita e del ritorno a scuola per i ragazzi.  “L’obiettivo dei corridoi umanitari da Lesbo è quello di risolvere la situazione di una parte dei profughi (famiglie con bambini, persone vulnerabili e minori non accompagnati) presenti nell’isola greca ormai da tempo, in attesa di una collocazione, con condizioni di vita rese ancora più difficili in questi ultimi mesi per gli effetti della pandemia” spiega la comunità di Sant’Egidio. “L’accoglienza diffusa rappresenta un elemento decisivo di un progetto, totalmente autofinanziato, che sta favorendo l’inserimento dei profughi arrivati nel tessuto civile e sociale del Paese, nel circuito scolastico per i minori e in quello lavorativo per gli adulti, con grande beneficio per la società”.

 

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