Ho sempre avuto un debole per chi cerca la strade alternative. Per chi non si rassegna a entrare in un ufficio, in una carriera, e starci passivamente fino alla pensione. Carlo Masseroli è una di queste persone. Sicuramente intelligente, capace di elaborare un piano ambizioso di riforma del Piano di Governo del Territorio cittadino, poi cambiato il giusto e finito da Ada Lucia De Cesaris sotto Pisapia, un bel giorno capisce che è finita. Non ha più voglia di combattere da posti di amministratore o elettivi. L’esperienza politica di Comunione e Liberazione è ormai agli sgoccioli, e finirà tra gli scandali del suo principale protagonista e il rintanarsi in una dimensione confessionale e religiosa degli altri. Giusto? Sbagliato? Di certo finisce così, mestamente. Intanto però Carlo Masseroli aveva già convocato, anni prima, una conferenza stampa nella quale diceva che per lui finiva là. Niente carriera politica, per la città si può operare in molti modi. Se ne va a Sesto, alla Città della Salute. E poi continua a lavorare da architetto. Con intelligenza, perché Masseroli è un uomo intelligente. Ieri era in Triennale, perché parte del team vincente che trasformerà Loreto. A parte l’orrendo nome (frutto credo del marketing creativo dell’amministrazione), Loreto è un progettone. “Abbiamo voluto progettare giocando la sfida più grande: trasformare uno dei luoghi meno fruibili della città in una icona della qualità della vita”, dice Masseroli. Lui, che era uscito da tutto, contribuirà a cambiare la città forse più che se fosse rimasto a fare il consigliere comunale. Un protagonista. Come Pierfrancesco Maran, vero regista di tutta l’operazione. Due uomini intelligenti, e quando si passerà davanti alla nuova Loreto, mi ricorderò di loro: ragazzi dalle estrazioni politiche differenti, con le carriere complicate ma con la mente assai viva.

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