Nelle cronache dei giornali di tutta Italia campeggiano con titoli a più colonne. Invadono poi l’Internet, e i profili Facebook. Ottantenni e novantenni in fila. E adesso, a scendere, ci saranno i settantenni e poi i sessantenni. In fila per ore, attendendo il vaccino. Al freddo o al caldo, al vento oppure senza un alito d’aria. Due ore, o tre ore, per fare un vaccino. Ma come? Una punturina da pochi minuti e tre ore d’attesa? Basta farsi un giro o informarsi nei centri vaccinali di un paio di regioni e si capiscono tante cose. Io l’ho fatto. Ed è bastato chiedere a chi li gestisce e agli utenti in coda, per capire che i problemi sono due. Il primo si chiama Astrazeneca. Il secondo si chiama “medico di famiglia”. Veniamo al punto. La vaccinazione si compone di tre momenti. Il primo è quello dell’anamnesi. Non ci si sbagli: anamnesi non vuol dire che i vaccinandi vengono visitati, ma solo che parlano con un dottore che analizza rapidamente la cartella, prende due misurazioni e autorizza la puntura. La puntura avviene in pochi secondi. Poi ci sono una decina di minuti da passare in “osservazione”, per vedere se ci sono reazioni immediate al vaccino. Attenzione ai dettagli: nel piano lombardo l’anmnesi dovrebbe durare 3 minuti a paziente. Il problema è che con la vicenda di Astrazeneca, giustamente gli anziani chiedono lumi, e i 3 minuti diventano mediamente 18. I 15 minuti persi a persona fanno le lunghe file. Il resto del procedimento, come confermano tutte le fonti, è rapido come al solito. E qui c’è il secondo problema, slegato dal caso Astrazeneca. Se l’anamnesi vuol dire di fatto compilare un foglio e guardare una cartella, perché gli anziani non arrivano con la scheda già compilata dal medico di famiglia? Dove si sono imboscati i medici di base? Perché non sono stati coinvolti? Chi conosce il paziente meglio dei medici di base? In un mondo “normale” i medici di base compilano i moduli per gli anziani che vanno al centro vaccinale a farsi solo la puntura. Esattamente 13 minuti dopo sono fuori. In un mondo normale. Non nel nostro, dove ci sono medici e medici. Amen.

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