La battaglia è finita, andate in pace. Parliamoci chiaro: la battaglia su Regione Lombardia è finita, conclusa. Se si votasse oggi, sarebbe assai contendibile anche nelle valli, il che vuol dire che sarebbe un brutto guaio per la Lega di Matteo Salvini. Dire – come fanno alcuni – che Attilio Fontana potrebbe dimettersi è non rendersi conto del fatto che oggi la pressione sul presidente è assai inferiore rispetto a quella dei mesi scorsi. Ed è non rendersi conto che né il Movimento 5 Stelle, né Forza Italia né la Lega in consiglio regionale ha voglia di tornare al voto per vedere il proprio posto sparire magicamente. E proprio nessun consigliere ha voglia di dover spendere altri soldi per una campagna elettorale che tradizionalmente è molto costosa. Detto questo, la battaglia è finita. Chi pensa che la compagine di governo della prima ondata, e in primis Attilio Fontana, sarà il volto delle elezioni fra due anni due (solo sei mesi fa Conte sembrava inamovibile, e invece eccoci qui con Draghi, sic transit gloria mundi), è quantomeno ingenuo. Dunque, la partita è finita. Il centrosinistra ha attaccato e vinto per mesi. Certo, la battaglia nelle aule giudiziarie arriverà prima o poi al termine, e sarà curioso vedere come si concluderanno le inchieste sull’Ospedale in Fiera, sulle Rsa, su Alzano e Nembro e via discorrendo. Ma la battaglia politica, quella è finita. Finita e vinta, dal centrosinistra. Ora ne comincia un’altra, e riguarda sia il centrodestra che il centrosinistra. Quella in cui si mettono insieme le idee alternative, le idee di riforma, le idee di cambiamento. E si prova a iniziare a pensare agli ultimi, ai penultimi, e ai terzultimi. Da destra e da sinistra, altrimenti l’assalto al Parlamento sarà il primo di una lunga serie.

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