Beppe Sala leader dei Verdi Europei. Cinque cose da tenere d’occhio

Beppe Sala leader di un partito. Beppe Sala scende in politica (o meglio, nella politica partitica). E’ un fatto che ha stupito tutta la Milano politica, non perché fosse inaspettato (abbiamo raccontato da lungo tempo l’avvicinamento alle istanze dei Verdi con tutto il travaglio che si è portato dietro). Ancora una volta (come ai tempi della ricandidatura il giorno di Sant’Ambrogio), stupiscono i tempi. A dicembre positivamente, oggi chissà. Ecco cinque cose di cui tenere conto.

PRIMO/ Come cambia il rapporto con il Partito Democratico? Sarà più muscolare? Probabilmente sì, anche se nessuno – a partire dai vertici dem – si esprime né off the record né on the record, in questo senso. Ma andiamo nel concreto: il candidato sindaco dei Verdi Europei quante candidature alla presidenza di municipio pretenderà per sé? E in base a quale forza elettorale presunta? Essendo capo di un partito, peraltro, Beppe Sala dovrà sottostare alla regola che non potrà/dovrà avanzare pretese sulle liste degli altri partiti. Finché la sua opzione era civica e super partes, questo poteva essere fatto.

SECONDO/ La scelta di Beppe Sala è coraggiosa. Perché va a misurarsi alle elezioni. Quanto prenderà la lista dei Verdi Europei? Il 10 per cento? Allora sarà un successo importante. Meno del 5 per cento? Allora sarà un insuccesso importante. Certo è che se la lista del sindaco, nelle ultime tornate, è sempre stata un travaso di voti dal partito più grande, ovvero il Pd, questa volta sarà una traversata solitaria nel deserto. Senza portatori d’acqua.

TERZO/ Il PD. Non è in una buona situazione, anche sotto la Madonnina. Ha una sua solidità, beninteso. Ma a livello nazionale ha troppi competitor che ballano sulla stessa piastrella. Il Movimento 5 Stelle, Leu, Calenda, Renzi, e adesso i Verdi Europei di Beppe Sala. Enrico Letta ha un bel lavoro da fare.

QUARTO/ Enrico Letta. Beppe Sala dice che è suo amico, che lo stima tanto. Però è un fatto (o forse solo una coincidenza) che proprio mentre sta arrivando Letta, Sala si pone in una forza fuori dal perimetro del Pd. Perché diciamocelo chiaro: Sala non era del Pd, ma – insomma – per tutti quanti era come se lo fosse. Letta entra, Sala esce, per farne una sintesi un po’ inesatta ma non bugiarda.

QUINTO/ La città. La città di Milano non ama particolarmente i Verdi, che hanno sempre avuto percentuali bassissime. Il milanese l’ambientalismo lo pratica, se è sostenibile a livello economico e se conviene. Vota per il Pd anche dopo Area C, ma odia quelli che non vogliono realizzare una nuova infrastruttura. Beppe Sala si sta affannando da mesi a dire che i Verdi Europei, di stampo tedesco, sono assai diversi da quelli italiani, che la sindrome NIMBY non è nel loro Dna. Riuscirà a far passare il concetto nelle menti dei milanesi?

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