Seregno: il Tar cancella la fusione A2A-Aeb

Il Tar della Lombardia affossa l’integrazione tra Aeb e A2A, annullando la delibera del Consiglio comunale di Seregno che approvava le nozze tra il colosso energetico milanese e la multiutility brianzola.

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Una sconfitta che smonta  più grande operazione amministrativa lanciata dal sindaco di Seregno Alberto Rossi. Il Tar della Lombardia, infatti,  ha cancellato l’integrazione societaria tra Aeb e A2A, annullando la delibera del Consiglio comunale di Seregno che approvava le nozze tra il colosso energetico milanese e la multiutility brianzola. Dopo l’udienza di merito di mercoledì 2 dicembre, a seguito dei ricorsi di Tiziano Mariani, capogruppo di Noi per Seregno in consiglio comunale, e di Marco Fumagalli, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, (oltre che di alcune imprese – tutti e tre i ricorsi osno stati accolti), il Tar, che in primavera aveva concesso una sospensiva poi rimossa dal Consiglio di Stato, si è riservato una decisione che è stata resa nota dalla pubblicazione della sentenza lunedì 15 febbraio. Secondo i giudici amministrativi l’errore della giunta Rossi è stato quello di non procedere con «la procedura di evidenza pubblica», scelta che deve ritenersi «illegittima». «Accertato l’obbligo del ricorso alla procedura di evidenza pubblica, per l’attribuzione alla società conferente di una partecipazione societaria quale corrispettivo per il conferimento di beni in natura alla società conferitaria – si legge nel dispositivo della sentenza – , il Collegio ritiene di non poter condividere l’argomento dell’infungibilità dell’operazione di integrazione societaria e industriale, utilizzato dal Comune di Seregno per giustificarne la deroga». «Dalla documentazione allegata alla deliberazione consiliare impugnata, risulta che il Comune di Seregno ha perso il controllo della Aeb spa., il quale, ai sensi dell’articolo 2359, comma terzo, del codice civile, all’esito dell’operazione di integrazione societaria e industriale in oggetto,è̀ confluito in capo alla A2a s.p.a., in virtù della notevole influenza da questa esercitata sulla Aeb spa e sulle società dalla stessa controllate». «Per tale ragione – commentano i giudici – non può ritenersi sufficiente a derogare alla regola dell’evidenza pubblica la mera valutazione della convenienza economica e strategica dell’operazione societaria, ma occorre dimostrare che l’interesse pubblico non può che essere soddisfatto in via esclusiva dall’unico operatore presente sul mercato di riferimento. Non possono dunque considerarsi esaustivi i generici argomenti utilizzati dal Comune di Seregno nella deliberazione impugnata, per cui gli obiettivi di sviluppo e di integrazione strutturale tra i gruppi sarebbe “possibile proprio e solamente in virtù della peculiare continuità delle rispettive aree di operatività”, del consistente apporto degli asset aziendali, dell’importanza delle politiche espansive intraprese e degli investimenti programmati da A2a s.p.a. nei territori contigui nei quali opera, in quanto il Comune di Seregno, in ossequio dei principi di pubblici e di trasparenza, avrebbe dovuto quantomeno esperire un’indagine di mercato per sostenere le circostanze eccezionali che giustificherebbero l’individuazione della A2a s.p.a. come l’unico partner industriale interessato all’operazione di integrazione industriale». Esulta Tiziano Mariani, alfiere della battaglia legale per l’autonomia di Aeb: “Con grande soddisfazione – scrive in una nota- apprendo dell’accoglimento delle mie motivazioni in relazione al ricorso al TAR per l’operazione societaria tra AEB e A2A. Il collegio giudicante ha confermato i miei dubbi relativi all’intera operazione. A uscirne sconfitta è la politica che si sposa con i poteri finanziari e si allontana dai territori scambiando i dividendi per gli interessi dei cittadini. Questa vittoria dimostra che la politica non si esaurisce con i dibattiti consiliari, ma spesso è costretta a continuare nelle aule giudiziarie per far valere le proprie opinioni e la tutela degli interessi dei cittadini. Ancora una volta emerge la miopia e l’incapacità di una classe politica prostrata alla finanza e ad una logica di partito che contrasta con l’azione delle istituzioni democratiche. Un plauso a questa coraggiosa sentenza della magistratura, ultimo baluardo nella difesa delle istituzioni, garante della legittimazione dei consiglieri comunali e della libera concorrenza tra imprese.Ora mi aspetto che sia la Corte dei Conti che la Magistratura Penale faccia il suo corso a difesa dei cittadini di una sola Repubblica Italiana e ponga la parola fine a questa vergognosa vicenda”.

 

 

 

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