Alla fine non è successo niente. O meglio. Qualcosa è successo. Qualcosa su cui la Lega deve riflettere molto. Riassunto, così ci capite qualcosa: negli ultimi giorni è emersa la notizia, anticipata da Affaritaliani.it Milano, che Giulio Gallera era messo nel mirino da una nuova ondata di malumore dei consiglieri. Qualche giornale online, preso da eccessivo entusiasmo, ha anche titolato su un rimpasto di giunta, che invece era cosa eccessiva. Di fatto il vero cambiamento è che è entrato Carlo Lucchina, già superdirigente dell’epoca Formigoni, nella squadra di Marco Trivelli, il direttore generale della Sanità lombarda. Certo, il nome di Lucchina è pesante. E di fatto non è qualcosa che si può liquidare così. Perché Lucchina è bravo, e questo lo dicono tutti. Ha avuto i suoi problemi, ma mostra con orgoglio la maglietta nella quale scrive “7-0”, ovvero i processi che ha vinto (7) e nei quali ha perso (0). Bene, l’interrogativo che però si deve fare Matteo Salvini in primis, e poi tutti i dirigenti della Lega lombarda, è uno solo. Come è possibile che dopo anni e anni passati ad amministrare in tutta la Lombardia, dopo cinque anni di Maroni governatore, dopo due di Fontana, alla fine vanno a recuperare i dirigenti di Formigoni perché sono i più bravi? Il tema non è stoppare Lucchina, intendiamoci. Ma se è ancora Lucchina il più bravo, il problema è tutto leghista. Tutto. Un partito nazionale, prima forza politica d’Italia, che non ha un tecnico per aiutare la regione più colpita dalla pandemia. E’ ben strano, no? Certo, non è una cosa che paga mediaticamente nell’immediato, far crescere una classe dirigente. Non è un post su Facebook che fa dieci milioni di like, ma è molto più duraturo, far crescere una classe dirigente. Più permeante. Oggi è un sintomo, Lucchina, di una malattia profonda, vecchia, cronicizzata. E’ come avere una macchina nuovissima, ma che funziona peggio di quella vecchia, in garage da anni, ma che una volta accesa è ancora comunque più affidabile. Non va bene. E la soluzione non è rottamare la vecchia. E neppure caricare a bordo di quell’auto le rivalse personali di consiglieri e politici vari. La soluzione è dire alle eccellenze che una forza politica può farsi carico di loro, che li sceglie e li valorizza, invece che disperarsi e agire sempre con logiche quantomeno discutibili.

di Fabio Massa

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