In Italia c’è un ministro della Salute, e non si chiama Roberto Speranza. C’è un ministro della Salute che politicamente conta più di Speranza, e che potrebbe influenzare – se solo volesse – la politica sanitaria di questo Paese come e più di Speranza. Si chiama Matteo Salvini, e secondo me ha una grande responsabilità. Matteo Salvini rappresenta la leadership del partito di maggioranza in 14 regioni su 20. La maggioranza assoluta. Rappresenta la leadership del partito in praticamente tutto il Nord Italia, e in buona parte del centro, escludendo Toscana e Lazio. Ora le competenze sanitarie sono in capo alle Regioni, e su questo non c’è dubbio. E le Regioni sono amministrate da governatori di centrodestra. Perché ogni Regione si muove per conto suo? In questo momento non serve una incertezza politica, dove Conte deve aver paura di prendere decisioni per non favorire Salvini, che nel frattempo deve difendere Fontana dagli attacchi dell’opposizione che è formata dai partiti della maggioranza che sostiene il governo Conte. E come si fa a imbrigliare in una logica governativa chi è legittimamente tentato dal fare opposizione, come Salvini? Facendo in modo che coordini le sue Regioni, che sia il referente politico, facendo passare da lui ogni tipo di accordo con i territori. Il tema, qui, non è il lockdown di Milano, o non il lockdown di Milano. Quello non lo decideranno i politici, ma lo decreteranno i dati numerici. Se si arriverà a quota 1000 posti in terapia intensiva nessuno potrà più aspettare, e né Sala né Fontana potranno aspettare. Il tema qui è che è una fase nella quale nessuno si deve tirar fuori, nessuno deve poter dire: “Io non c’ero perché non mi coinvolgevano”. Lo stesso vale per Beppe Sala: dovrebbe stare in tutte le riunioni in Regione, in ogni tavolo a Roma. Altrimenti sarà un gioco delle parti, un giochino sporco, la solita politica divisiva e arraffona. Il concetto è semplice: piantatela di litigare, e ognuno dia una mano come può. Anche Salvini come rappresentante delle Regioni di centrodestra, ovvero la maggior parte del Paese.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati