Dunque, oggi siamo arrivati al situazionismo più incredibile. Riassunto delle ultimissime puntate. L’altro ieri un giornalista del Messaggero, che – sia detto senza rabbia – ha inanellato una serie di notizie contro la Lombardia che manco il Quotidiano del Sud per tutta la durata della pandemia, chiama Regione Lombardia chiedendo se fosse vero che il governatore era pronto a varare il lockdown di Milano. Da Regione spiegano che non è vero. Insomma, smentiscono. Il giorno dopo in prima pagina sul Messaggero c’è la notizia che Fontana vuole il lockdown. Fontana allora smentisce, e pure il sindaco Beppe Sala dice che non è alle viste, almeno per adesso. Certo, poi entrambi sono concordi nel dire che bisogna seguire la situazione giorno dopo giorno, che bisogna capire se le misure adottate dal governo e dalla Regione funzionano. Mentre ancora non è calato il polverone, il consulente del ministro Speranza, ovvero Ricciardi, dice che bisogna fare il lockdown a Milano e a Napoli. Oibò, uno direbbe: ma Speranza non ha parlato con Fontana e Sala? Certo che sì, si ritiene. E allora perché il suo esperto più visibile, che dichiara quasi quanto Massimo Galli, dice che bisogna fare il lockdown? Allora Sala dice: ehi, a nome di chi stai parlando? Personale o a nome del ministro? Ed è in questa domanda tutto il paradosso di questa nostra incredibile epoca. Ricciardi prende e parla, ma a nome di chi lo fa? E’ una opinione personale oppure una opinione ministeriale? Immagino che quando Fontana parla non lo faccia a titolo personale, ma istituzionale, e così anche Sala. E allora perché questi virologi ed esperti se ne vanno in giro a parlare a titolo personale? Faccio un esempio su Massimo Galli o su Alberto Zangrillo: quando parlano a che titolo lo fanno? Si ricordano, i due litiganti, che fanno entrambi parte del comitato tecnico scientifico di Regione Lombardia e che dunque sarebbero tenuti a parlare con le deliberazioni di quell’organo? E non sarebbe meglio che litigassero e si strappassero i capelli in quelle riunioni, uscendo però con una posizione comune da sottoporre al politico che abbia così una voce unica con cui confrontarsi? Ma come si può governare una città e una regione se ogni giorno si sveglia un professore diverso a dire una cosa diversa? Aggiungo che purtroppo in Italia tutto è politica, e come spiegavo qualche giorno fa, un po’ provocatoriamente, il lockdown è di sinistra mentre il negazionismo è di destra. Pensavo fosse un paradosso, e invece siamo a questo punto ovunque, sui social, e il discrimine non è più se credi nella libera impresa o in più stato nell’economia, ma se bisogna chiudere tutto oppure no. Insomma, il lockdown come programma politico. Una fine congrua di un Paese che di politica ha bisogno più che mai e che invece va nell’avanspettacolo di medici opinionisti e di opinionisti medici. (Fabio Massa)

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati