Caso camici, indagato il cognato di Fontana

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Andrea Dini, cognato del presidente della Regione Attilio Fontana e titolare della società Dama srl, e Filippo Bongiovanni, dg della società Aria, la centrale di acquisti regionale, risultano indagati dalla Procura di Milano per il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente nell’inchiesta con al centro la fornitura di camici e altro materiale per 513 mila euro durante l’emergenza Covid. Lo riferisce l’agenzia Ansa. I pm hanno sentito come testimoni l’assessore Raffaele Cattaneo e Francesco Ferri presidente di Aria. Il caso era stato sollevato dalla trasmissione televisiva Report e riguarda la fornitura di camici e altro materiale per un valore di 513 mila euro, durante l’emergenza Covid, da parte della Dama, società di cui la moglie del governatore lombardo Attilio Fontana detiene una quota e che è gestita dal cognato. La Guardia di Finanza ieri ha acquisito negli uffici della Regione la documentazione relativa al contratto di fornitura di camici tra i due “contraenti”, Dama e Aria. La vicenda risale allo scorso 16 aprile quando la centrale acquisti Aria ha ordinato 513 mila euro di camici e altro materiale alla Dama.  Dopo l’interesse della stampa sulla vicenda – questa è la ricostruzione nelle indagini – le fatture sarebbero state stornate e l’acquisito sarebbe stato trasformato in donazione. E’ documentato, da quanto si è saputo, che il pagamento da Aria a Dama non è stato effettuato e agli atti ci sono la nota di credito, le fatture e lo storno delle stesse. Il sospetto degli inquirenti, però, è che la trasformazione della fornitura in donazione sarebbe avvenuta soltanto perché ‘Report’ aveva iniziato ad interessarsi alla vicenda. Tanto che, da quanto si è appreso, gli inquirenti legano lo storno delle fatture del 22 maggio ad una precedente intervista del 15 maggio di ‘Report’ a Fontana. Anche se in quel frangente non sarebbero state poste domande dirette sul caso specifico, ma più di ‘ampio respiro’. Sia Aria che Andrea Dini, tuttavia, hanno sempre affermato che si è trattato di una donazione e che nemmeno un euro è uscito dalle casse della Regione, mentre Fontana aveva annunciato querele. Dini aveva spiegato a ‘Report’ che coloro che si erano occupati della questione in azienda avevano “male interpretato”, ma che poi quando lui se ne è accorto ha “immediatamente rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.

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