Il sindaco di Milano l’aveva detto l’altro giorno, nella conferenza stampa organizzata dall’associazione Cronisti in Comune: lo stipendio dei sindaci non va bene, perché prendono meno di un parlamentare e di un consigliere regionale. Poi, zittendo voci, aveva aggiunto che lui da manager aveva guadagnato e messo da parte abbastanza da potersi permettere la (vedremo se) doppia permanenza a Palazzo Marino. Quella dei sindaci che prendono due pere e un peperone, diventato mezzo dopo che il moralismo d’accatto alla Pisapia ha pure introdotto il precedente che una parte dello stipendio va restituito (non si sa bene in base a quale ragione), è una storia nota e stranota. E appartiene a quell’Italia che proprio non ce la fa a capire che se si lavora, anche nel pubblico, si deve prendere in misura paragonabile al settore privato. Altrimenti nel pubblico, e nella politica, rimarranno quelli che non hanno voglia di fare niente, o che peggio non sono capaci di fare niente, e nel privato i più bravi. I quali, magari stanchi e a fine carriera, useranno il pubblico per sparare le ultime cartucce bagnate. E’ una storia vista e stravista. E allora, se vale questo ragionamento per il sindaco di Milano, vale questo ragionamento anche per i dirigenti. Perché scandalizzarsi che Rocco Casalino prenda 170mila euro l’anno malcontati? Avete visto gli stipendi dei comunicatori delle grandi aziende, anche pubbliche? Sono un multiplo di quello di Casalino, e il lavoro è sicuramente meno impegnativo. Vale anche per i dirigenti. Il problema, al massimo, è che nelle aziende private i dirigenti sono valutati in base al loro lavoro. Nessuno si sognerebbe di dire: non firmo il documento e stop, come fanno nel settore pubblico. Perché se non trovi una soluzioni e non porti a casa la pagnotta, semplicemente non ti meriti il super stipendio e allora te ne vai a casa. Nel pubblico invece i famosi boiardi sono quelli che hanno il doppio bonus: buon se non ottimo stipendio e in più nessun onere di dover prendersi le responsabilità. Vi siete mai chiesti perché in Italia praticamente sempre nei guai ci vanno i politici che da ormai antica legge hanno solo l’atto dell’indirizzo e mai i manager che hanno applicato quell’indirizzo? La ragione è semplice: i manager pubblici hanno il brutto vizio di coprirsi il culo. E questo non va bene. Perché il culo, per avere lo stipendio alto, lo si rischia. Lo si rischia per il Paese. Lo si rischia per trovare soluzioni all’interno della legalità. E lasciate stare Rocco Casalino. Questa volta il suo stipendio è davvero l’ultimo dei problemi.

fabio.massa@affaritaliani.it

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