C’è da mettersi in testa che i pasticci non vanno bene.

È dall’inizio della pandemia che sostengo che tutta questa vicenda finirà in due luoghi: nei cimiteri (veri, per le povere vittime; e della politica, per tutti) e nei tribunali. Però e gli uni, della duplice specie, e gli altri, saranno affollati non solo per la colpa dei politici. Ma anche per un mix di altri fattori. Tra quelli più importanti chiaramente gli errori di valutazione, a volte gravi, di chi guida la barca. Errori per i quali, in tempi non sospetti, avevo espresso la necessità di chiedere scusa. Scuse sincere, del tipo: abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, abbiamo sicuramente fatto errori, chiediamo scusa per tutti quelli che non siamo riusciti a salvare.
E questo vale per la Regione, per il Comune, per il Governo. Tra gli altri fattori che portano ai tribunali, c’è ovviamente la strumentalizzazione politica. In Italia e nel mondo i tribunali sono un mezzo potente per eliminare gli avversari, ma in Italia sono letali non le sentenze, ma addirittura l’avvio delle inchieste.
Ma c’è un’ultima cosa, fondamentale, che non bisogna dimenticare. Le inchieste nascono molto spesso e quasi sempre perché si combinano pasticci. Non sempre ci sono reati, non sempre ci sono ladrerie, corruzioni, malanimo, dolo. Molto spesso nelle pubbliche amministrazioni ci sono pasticci, fatti da pasticcioni.

Ed è questo il vero crimine: aver messo nei posti di rilievo gente che non è in grado di gestire le complessità con attenzione. Questo è un problema, sia a Roma che a Milano. Al quale se ne somma un secondo, e più grave: che queste persone incapaci vengono difese. I politici hanno le loro colpe, e pagano sui giornali e nei tribunali. Ma i tecnici? I funzionari? I dirigenti? Perché loro non si sa mai che faccia abbiano? Eppure hanno firmato, hanno gestito le operazioni e quasi mai – nel mondo contemporaneo – sono subordinati alla politica. Quasi mai. C’è un potere, quello della burocrazia, che ha piegato con la tenacia e la pazienza, quello della politica. Questo fenomeno è quantomai preoccupante.

 

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