Quanta ragione aveva il fondatore dei Talking Heads. Cercavo, senza riuscirci, la conferma che una frase che dirò poi era da attribuire a Mozart, e ho letto per caso una citazione a lui riferita: “Il ritmo è un’esperienza gioiosa, politica, estetica, spirituale”. E ho pensato che mai come in questo momento la frase è giusta e calzante. Ovviamente non per la parte gioiosa, perché di bello nella situazione attuale non c’è nulla, tranne che per gli eremiti. E neppure per l’estetica, giacché non potrei immaginare più gente che vive in pigiama dalla mattina alla sera. Però, il ritmo è sicuramente un’esperienza politica. O meglio, la politica dovrebbe avere un ritmo per essere tale. Dunque credo fosse Mozart, ma magari mi sbaglio, che diceva che l’essenza della musica è il ritmo. Non la melodia, non le note. Il ritmo. Non i suoni, ma quando questi vengono emessi. Uguale è la politica. Questo Coronavirus è stato un frastuono di rutti, non certo la musica di un Paese unito nello sforzo. Guardate gli Stati Uniti: nel giro di due giorni varano un piano da duemila miliardi con il presidente più odiato di sempre. Da noi, invece, manca del tutto il senso del ritmo. Gli esempi sono continui. Nel momento in cui bisognerebbe premunirsi, tutti se ne vanno in giro a fare gli aperitivi. Tutti: Salvini e Zingaretti, Partito Democratico e Lega. Poi arriva il momento di fronteggiare i primi casi, e Roma ritarda. Poi bisognerebbe chiudere la bergamasca, e la Regione ritarda. Poi bisogna fare il decreto, ma si anticipa la bozza di ore e ore e la gente scappa sui treni. Poi Gallera sbaglia il tempo per dire cose che ha sempre detto, e commette un’ingenuità. Poi il sindaco cerca il ritmo giusto, e sta fermo a Palazzo Marino. Poi c’è l’arcivescovo, che ridateci Martini e Tettamanzi: sempre zitto, salvo una capatina vicino alla Madonnina. Poi il Pd lancia l’attacco alla Regione e la Regione replica al Pd, tutti ce l’hanno con Conte e alla fine deve intervenire Mattarella. La solita gazzarra. L’unica cosa che ha un ritmo, triste, e lento, sono le campane che suonano a morto.

Print Friendly, PDF & Email