Oggi vi racconterò una storiella. E’ una storia laterale, di quelle che magari vi sono sfuggite, in questo gran casino del Coronavirus. E’ la storia di un incendio. A Gallarate, in provincia di Varese e a un tiro di schioppo da Milano, va a fuoco un’azienda che produce plastica. Alle ore 13 di sabato si alza una colonna di fumo, e i pompieri spengono tutto a sera. Intanto sul posto accorre l’Arpa, per vedere che non ci sia diossina o altri elementi pericolosi nell’aria che respirano i cittadini. E subito dà un responso assai confortante: non c’è pericolo di nessun tipo. A bruciare è stato dell’olio, che sicuramente bene non fa, e magari non è consigliabile farcisi l’aerosol, ma non si muore di certo. Intanto però a Gallarate inizia il delirio. Gira un audio, di cui riporto le testuali parole. “Bàrricati in casa, c’è l’ordinanza di barricarsi in casa. E’ cloruro di vinile, che è altamente tossico”. La voce non è quella di un esperto, ma afferma che il cloruro di vinile “ha dentro delle componenti di cianuro”. Sarà, non ci risulta, ma chi si prende la briga di andare a controllare? Nessuno, infatti c’è l’Arpa che lo fa, e ha emesso note ufficiali che non c’è pericolo. Ma meglio ascoltare un audio, che va avanti: “Non so che cazzo è bruciato – dice il genio – ma la comunicazione che mi è arrivata è che è altamente tossico. Nell’arco di 10-20 chilometri bisogna barricarsi in casa”. La comunicazione da chi? Il cugino? La vicina di casa che ha sentito la zia? Ecco, questo avviene per un incendio. Tanto che alla fine deve intervenire il sindaco a dire di stare tutti tranquilli e tutti in casa, ma per il Coronavirus, non per l’incendio, perché su quello non bisogna aver paura. Se questo avviene per un incendio figuratevi quello che sta succedendo per il Coronavirus. E poi vi stupite che la gente sia scappata di notte, in Stazione Centrale, o che abbia fatto le scorte nei supermercati. Ah, a proposito, tanto per la cronaca chi ha fatto la scorta adesso deve passare meno tempo nelle code chilometriche che si sono formate. Dategli dello scemo, la volta prossima.

fabio.massa@affaritaliani.it

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