E dunque, è scattato il razzismo contro i Lombardi. Solo che non sembra ci siano grandi reazioni emotive di solidarietà. Così, ogni volta che c’è un terremoto, una inondazione, un focolaio di influenza, una piccola invasione di cavallette, Milano è sempre là, in prima linea. Pronta a dare, donare, a far partire la protezione civile, prima negli sms di solidarietà, nell’invio di pacchi fondi aiuti competenze. Quando invece ha bisogno di solidarietà, anche solo umana, si becca i cartelli “non si affitta ai settentrionali”. O si becca il divieto di ingresso da regioni come la Basilicata – dalla quale per inciso arriva il ministro della Sanità, Roberto Speranza – o come il Molise. Qualcuno la chiamerà “vendetta del Sud”. Ma a me sembra solo una enorme cazzata. Perché Milano è sempre stata una città accogliente. Qui, sotto la Madonnina, si accolgono più o meno tutti, purché si lavori. Il fattore comune è il lavoro, non altro. Certo, negli anni ’60 ci furono discriminazioni. Le subì anche mio nonno. Furono vergognose? Sì. Erano frutto di una pressione migratoria senza precedenti. Ci sono territori del sud che si lamentano per quattro migranti venuti in barca, figurarsi se avessero vissuto i treni carichi di migranti interni che cosa avrebbero fatto. Altro che “non si affitta ai meridionali”. Bisogna convincersi che Milano è una città accogliente. Non fosse per la storia, basterebbe leggere i numeri. Non ho voglia di sciorinarli, trovateveli da soli. Anzi, trovate da soli un altro luogo che abbia il numero di studenti fuori sede, il numero di lavoratori che non hanno nel codice fiscale il fatidico F205, o che siano incapaci di distinguere tra pésca e pèsca. Non lo troverete. Da milanese che non affonda le sue radici qui, sotto la Madonnina, vi dico che ce ne fottiamo dei vostri cartelli e dei vostri divieti. E che questa città è talmente indistruttibile da riuscire a superare l’abolizione dell’aperitivo serale (questa, a dirla tutta, con fatica). Da riuscire a superare i fenomeni di accaparramento all’Esselunga (perlomeno gli aiuti li andiamo a comprare e non ce li facciamo mandare). E questa città è talmente indistruttibile che quando avrete bisogno, là dove non si affitta ai settentrionali, là dove cercate di chiudere le frontiere a noi che vi abbiamo accolti, noi ci saremo. Come sempre. Perché questa è la capitale morale d’Italia. E sì, forse non siamo simpatici. Forse questa città non è simpatica, perché se la tira manco ce l’avesse solo lei l’economia. Forse non ci viene bene il frignare in giro, perché siamo tanto orgogliosi quanto spocchiosi. Ma quando avete avuto bisogno di noi ci siamo stati. E soprattutto ci saremo. Coronavirus oppure no.

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