Spoiler. Alto rischio di essere accusati di maschilismo inside. La vicenda è questa.

Ieri mi arriva un volantino tutto rosa rosa firmato da Diana De Marchi, consigliera comunale del Partito Democratico. E’ una tipa interessante, Diana. Insegnante, ha nel suo dna mille popoli e mille culture. E mi piace, davvero, è una bella persona. Però mi arriva questo whatsapp con sopra un volantina rosa rosa, e mi incuriosisco. Che cosa sarà mai? Il titolo è già tutto un programma: Empowerment al femminile. Iniziamo dalle mestruazioni. Domani, ore 12 in Sala Alessi. Cioè, tradotto: “Crescita e autodeterminazione al femminile. Iniziamo dalle mestruazioni”. Le mestruazioni. Il ciclo. Le cose. Quella roba che hanno avuto la mia nonna, la mia mamma, che ha mia moglie, che avrà mia figlia. Una cosa fisiologica come sudare d’estate, e – mi si consenta la grevità – le puzzette in bagno. Una cosa naturale come lavarsi i denti dopo cena, mettere la mano davanti alla bocca quando si starnutisce. Come soffiarsi il naso. Sarò un ignorante, ma non mi sono mai fatto grossi problemi con le mestruazioni. Quindi, penso io, ci sarà qualche problema con la questione degli assorbenti e dell’Iva. Insomma, quella polemica là, che mi pareva pure giusta. Chiedo, dunque, a Diana di che cosa si tratti. Risposta: “La presidente commissione pari opportunità e diritti civili organizza la presentazione dei risultati di una ricerca di Essity sul ciclo mestruale in Italia. L’obiettivo è quello di promuovere un dibattito pubblico su un tema ancora intrecciato con troppi pregiudizi. Come parliamo oggi di ciclo nella vita di tutti i giorni”. Come ne parliamo? Boh, non ne parliamo, francamente. Di che cosa dovremmo discutere? Ok la Essity è una azienda, che – by the way – produce i Nuvenia. E presenta la propria ricerca. A svolgere questo importante convegno anche Luisa Adani, collega giornalista della 27esima ora del Corriere. E addirittura la senatrice Valeria Valente. Ora, io non ho niente contro le cose degli altri, e delle altre. Però mi aspetterei da qualche collega maschio di Palazzo Marino, che ne so, una bella conferenza sulle polluzioni notturne. O sulla masturbazione adolescenziale. O sulle necessità sessuali dei maschi caucasici in età tarda. Oppure, invece, che si tornasse a parlare di cose serie. L’empowerment femminile non passa dal ciclo, ma dalle pari opportunità, dai pari salari, dagli aiuti familiari, dagli aiuti alle single, dalla dignità: non siamo negli anni ’60 e del ciclo non se ne frega più niente nessuno, almeno a Milano. Anche la mia amica Diana se ne può rendere conto.

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