“I bambini di Svevia”, una pagina di storia dimenticata

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“I bambini di Svevia” (ed Garzanti) è un romanzo che racconta una pagina dimenticata della nostra storia. Una protagonista alla ricerca dell’unica verità che può salvarla.

Nei confini rassicuranti di una casa nascosta dal rampicante, Edna aspetta un segno. Sono oltre settantacinque anni, da quando era poco più di una bambina, che immagina il giorno in cui potrà finalmente mantenere la parola data. L’unico a farle compagnia è Emil, un pappagallo dalle grandi ali blu. Non le è mai servito nient’altro. Fino aquando la notizia che ha sempre atteso la costringe a uscire dall’ombra in cui ha trovato riparo e a mettersi in
viaggio per la prima volta dopo tanto tempo. Perché è arrivato il momento di tener fede a una promessa che Edna ha tradito. Una promessa a cui non ha mai smesso di pensare. Una promessa che lega il suo destino a quello del suo amico Jacob, che non vede da quando erano solo due bambini. Da quando, come migliaia di altri coetanei, furono
costretti ad affrontare un terribile viaggio a piedi attraverso le montagne per raggiungere le fattorie tedesche ed essere venduti nei mercati del bestiame. Scappati dalla povertà delle loro famiglie, credevano di trovare lì prati verdi in cui giocare e tavole imbandite, e invece, non c’erano altro che duro lavoro, un tozzo di pane. La nostalgia di una casa. Li chiamavano «bambini di Svevia» e, in quel presente così infausto, Edna trovò una luce: Jacob. La loro amicizia, cresciuta all’ombra di un ciliegio, fatta di parole insegnate e di giochi con Emil è vivida nel suo cuore, così come lo sono i fantasmi di cui non ha mai parlato con nessuno. Ma ora che ha ritrovato Jacob, è tempo di saldare
finalmente il suo debito e di raccontare all’amico di un tempo l’unica verità in grado di salvarli entrambi.

Ascolta l’intervista all’autrice Romina Casagrande

 

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