Sono 77 i migranti vittime del Decreto sicurezza che Caritas Ambrosiana sta accogliendo, a proprie spese, dal dicembre del 2018. Donne (44) e uomini (33), per lo più soli, provenienti dai paesi centro africani, titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrebbero dovuto lasciare i centri che le cooperative promosse dall’organismo diocesano gestivano per conto della prefettura, in conseguenza dell’applicazione del decreto-legge del 4 ottobre 2018, n. 113, poi convertito in legge il 3 dicembre scorso.
L’uscita dal sistema di accoglienza avrebbe comportato per tutti loro l’interruzione dei percorsi di integrazione che avevano intrapreso, grazie al sostegno degli operatori e dei volontari delle parrocchie che gravitano attorno alle strutture. Fuori dalle accoglienze, non avendo ancora ottenuto una piena autonomia, avrebbero allungato la fila delle persone in cerca di aiuto ai centri di ascolto delle parrocchie.
Per evitare il rischio che peggiorassero la loro condizione già molto precarie, Caritas Ambrosiana aveva scelto nei mesi scorsi di continuare i progetti, facendosi carico dei costi. I migranti hanno potuto così rimanere all’interno delle stesse strutture, in genere appartamenti di proprietà delle parrocchie, di privati cittadini o delle stesse cooperative, che non sono più stati messi a disposizione delle prefetture. Questa scelta ha fatto in modo che nascesse un sistema di accoglienza privato che sta dando una risposta solidale agli esclusi dal sistema convenzionato con il pubblico. Oltre che ricevere vitto e alloggio i migranti frequentano corsi di italiano e di formazione professionale e vengono accompagnati ad inserirsi nel mondo del lavoro.

«Abbiamo presa questa decisione per opporci, in maniera costruttiva, ad un provvedimento che riteniamo dannoso per i migranti e per la collettività nel suo insieme perché produce più insicurezza. Ora auspichiamo che il nuovo governo trovi il modo di correggere gli effetti distorti di quel provvedimento, affinché possa essere data una soluzione generale a tutti i migranti che si trovano in questa situazione, nell’interesse loro, delle comunità e del Paese. In particolare chiediamo di dare la possibilità ai richiedenti asilo di essere inseriti nel Siproimi, il sistema di accoglienza per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati che ha sostituto lo Sprar e di reintrodurre i permessi per ragioni umanitarie o una forma equivalente», dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

Caritas Ambrosiana continuerà a fare la propria parte perché i suoi ospiti possano raggiungere la piena autonomia. Per sostenere l’impegno dell’organismo diocesano a favore degli esclusi dall’accoglienza si può contribuire donando al Fondo di solidarietà che è stato costituto. I beneficiari degli aiuti sono persone vulnerabili. Molti di loro sono fuggiti dai centri di detenzione libici dove hanno subito torture di cui recano, a volte, anche i segni evidenti sul corpo. Anche a motivo delle violenze patite, avevano ottenuto delle Commissioni territoriali un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Le nuove disposizione introdotte con il cosiddetto Decreto sicurezza dello scorso ottobre hanno però negato loro il diritto all’accoglienza.

Per info:  www.caritasambrosiana.it

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