La verità, vi prego, sullo Stadio.

Oggi sul Corriere leggo che c’è un modo per salvare il Meazza, ma solo come monumento storico. Insomma, un pezzetto, e giusto per far sì che la Soprintendenza sia felice. E sempre sul Corriere sembra che le due società siano disponibili, aperte, collaborative. Poi però, venerdì scorso, non vent’anni fa, Affaritaliani.it Milano poneva sette quesiti netti a Milan e Inter. Che hanno risposto. In particolare, al punto 3, si chiedeva: “Se il consiglio comunale dovesse approvare e la Soprintendenza vincolare quale sarebbe la scelta dei club? Esiste una opzione di coesistenza del vecchio Meazza, magari destinato ad altro? E se ci fosse una coesistenza: chi pagherebbe le spese di ristrutturazione necessarie per la messa in sicurezza dell’attuale stadio?”.

La risposta, ovviamente non completa, è stata questa: “I Club hanno fatto una proposta chiara e precisa. Se si vorrà dire di no – anche solo in parte a questa domanda – i club valuteranno il da farsi. Massima disponibilità con tutti a migliorare il progetto ma non a stravolgerlo nei suoi fondamentali”. Cioè? Milan e Inter lo spiegano meglio in un’altra risposta. Eccola: “Status quo e ristrutturazione non sono strade percorribili”. E allora, forse sono stupido io o forse si sta giocando a rimpiattino, con i rumors sulla stampa in una direzione e le dichiarazioni ufficiali durissime nell’altra. In fondo la questione è semplice: si possono obbligare le squadre a salvare il Meazza? E per farci che cosa?

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