Oggi parliamo di INPS e di Partite IVA e di imprenditori. In questi giorni, anzi, in queste settimane, tantissimi sono alle prese con gli F24. Una cosa che ai dipendenti è più o meno sconosciuta, ma che imprenditori e partite IVA vivono come uno spauracchio. Generalmente arrivano dal commercialista, belli che pronti, e sotto ci sono cifre da pagare. In generale, sono di quelli che dicono che se ci sono le tasse, vanno pagate. Però se c’è qualcosa che davvero mi fa andare fuori dalla grazia di Dio è quando devo pagare senza ottenere nulla. Mi spiego: le mie tasse, come quelle di tutti, vanno a finanziare il welfare state, la difesa, l’istruzione, tutto. E mi va bene così. Poi però c’è l’INPS, e su questo mi sale l’incazzatura. Un imprenditore paga l’INPS quando si stacca lo stipendio, come tutti gli altri. Poi però, chissà perché, anche se l’azienda è in difficoltà, o se fattura zero, o se fattura sei miliardi di milioni di euro, comunque devi pagare più o meno 2800 euro così, figurativamente. E va bene. Poi ci sono i contributi sul fatturato. Attenzione: non sul margine, ovvero su quello che uno guadagna, ma sul fatturato. E sono altre bastonate. Alla fine, guardando la somma totale, sono vagonate di soldi per una pensione che – già lo so – non vedrò mai. Ed è questo che mi fa incazzare: essere derubato per pareggiare gli squilibri causati da quegli squilibrati che si sono fregati il mio futuro e quello della mia generazione (e, a dir la verità, pure di quella dopo e quella dopo ancora).

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