Depressione, sfida del secolo

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Nel nostro Paese oltre 3 milioni di persone soffrono di depressione. Tra queste più di 2 milioni sono donne. Nonostante la depressione sia stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la prima causa di disabilità a livello mondiale, solo 1 paziente su 2 riceve un trattamento corretto e tempestivo. Eppure, soprattutto quando parliamo delle forme più severe di depressione – in particolare quella maggiore che colpisce circa il 2% della popolazione italiana, con una netta prevalenza femminile – ci riferiamo ad una malattia fortemente invalidante che ha un elevato impatto sia sulla qualità di vita di chi ne soffre e dei caregiver, sia sui costi sociali. Basti pensare che da una recente indagine su più di 300 pazienti italiani, le giornate di lavoro perse ogni anno sono mediamente 42, circa 1 giorno a settimana. Risulta quindi doveroso da parte di tutti gli attori prendere parte ad una call to action concreta per un impegno concreto. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale – che si celebrerà il 10 ottobre – si è svolto a Milano l’incontro “Depressione sfida del secolo, verso un piano nazionale per la gestione della malattia” organizzato da una nota casa farmaceutica e da Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere. Obiettivo dell’incontro è accendere i riflettori sulla depressione maggiore, una patologia grave ma molto spesso dimenticata e sottovalutata nonostante secondo l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – è la prima causa di disabilità ed è destinata a diventare la prima causa di spesa sanitaria entro il 2030. E non è un caso se la Giornata Mondiale di quest’anno è dedicata alla prevenzione del suicidio (1 ogni 40 secondi ci dice l’OMS), una realtà purtroppo legata a doppio filo alle forme di depressione più severe e resistenti ai trattamenti. La depressione maggiore – se non correttamente trattata – è infatti associata a un’elevata mortalità, stimata intorno al 15%. Nei pazienti affetti da disturbi dell’umore, la messa in atto di almeno un tentativo suicidario nel corso della vita arriva a coinvolgere un individuo ogni tre. Nel solo decennio 2005-2015 si è assistito a un aumento dei casi di circa il 20% e a oggi la depressione coinvolge nel mondo oltre 300 milioni di persone ed è diventata la prima causa di disabilità a livello globale (fino a 20 anni fa si trovava al quarto posto). Complessivamente nel nostro Paese la depressione – in tutte le sue forme – colpisce più di 3 milioni di pazienti; la depressione maggiore circa 1 milione: di questi, solo la metà ha ottenuto diagnosi e trattamento. Circa il 30% dei pazienti con depressione maggiore, ossia circa 130.000 pazienti, non risponde ai trattamenti tradizionali, nonostante una corretta aderenza alle terapie, somministrate a dosi e per tempi adeguati. Il genere femminile è correlato a un rischio doppio di incorrere in un disturbo depressivo rispetto al genere maschile. Ogni anno, a causa della depressione nella sua forma maggiore o grave, si perdono in media 42 giorni di lavoro, circa uno a settimana. E’ uno dei costi del conto salato di questa malattia, anche se alla salute mentale l’Italia dedica il 3,5% della spesa sanitaria totale, contro l’8-15% dei paesi del G7.

 

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