Tangenti, Tatarella soprannominato “San Pietrino”

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Lo chiamavano “San Pietrino”. Pietro Tatarella – ex consigliere comunale milanese candidato alle europee per Forza Italia ora in carcere per corruzione e associazione a delinquere – era così soprannominato per il suo ruolo di “facilitatore” in presunti appalti truccati dall’Amsa, tra cui una gara per la gestione dei rifiuti. A chiamarlo così anche l’imprenditore Daniele D’Alfonso, che avrebbe garantito al politico “azzurro”, in cambio della sua capacità di procurare affari illeciti, 5 mila euro al mese, l’uso privato di una carta di credito, di una BMW e di una Fiat 500 Abarth e pure un biglietto aereo per l’Australia per la cognata di Tatarella, il tutto sotto le vesti di consulenze fittizie. Nel verbale Matteo Di Pierro, uscito dal carcere dopo aver collaborato con i magistrati e stretto collaboratore di D’Alfonso fino a poco tempo fa, ha raccontato di aver lasciato l’azienda, l’Ecol-Service srl, nel 2012, e che quando rientrò nel 2015 “San Pietrino” Tatarella figurava nell’impresa come collaboratore esterno.

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