Su questa cosa del 25 aprile, una roba dobbiamo dircela.

Oggi Roberto Cenati, presidente dell’ANPI, su Repubblica al collega Andrea Montanari dice che il sottosegretario del Movimento 5 Stelle se avesse voluto sarebbe potuto salire sul palco anche se generalmente l’ANPI non invita il governo in carica.

Questo è falso. Falso perché chi vi sta parlando (e scrivendo) ha telefonato a Cenati – con tanto di registrazione – prima del 25 aprile, proprio per il caso del Movimento 5 Stelle, e gli ha chiesto esplicitamente se avrebbe potuto parlare qualche esponente governativo. E la risposta è stata no. Ovvio che poi il sottosegretario Buffagni abbia sfilato ma sul palco non ci sia andato: non era invitato a farlo e non poteva farlo.

Quindi, questa è una bugia. Ma non è una bugia bianca.

E adesso, festeggiato il 25 aprile antifascista – antifascista come me, antifascista viscerale, antifascista come mio nonno finito in un campo di concentramento – dobbiamo dircelo: c’è un problema. Ed è bello grosso. Perché non si capisce il motivo per cui il governo cittadino viene rappresentato con il sindaco Beppe Sala. Non si capisce perché il governo regionale viene rappresentato a Varese dal governatore Attilio Fontana. E non si capisce perché il governo nazionale non debba partecipare al 25 aprile. Perché mai? Viene contestato? E amen: nessuno si sogna di impedire ai quattro stupidi filopalestinesi di partecipare al 25 aprile anche se contestano la gloriosa Brigata Ebraica. Al massimo, si dissente. Al massimo, li si fischia. Così si sarebbe potuto fare: perché la liberazione ha prodotto questo risultato, più di tutti gli altri. L’unico davvero importante: che ognuno ha la libertà di esprimere le proprie convinzioni. Che tu sia operaio, o che tu sia primo ministro. Cara ANPI, apri quel palco. La piazza giudicherà, la piazza contesterà o applaudirà. Ma quel palco deve essere libero come la liberazione.

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