Ve la ricordate? Era il mito dell’operaio che diventa imprenditore. Della povera gente che sudando prende l’ascensore sociale, che si compra la casa al mare, che manda i figli a studiare, che pensa che tutti i figli debbano poter studiare.

Ecco: quel mito ha portato all’Italia con i diritti di oggi. Dove tutti, e dico tutti, possono imparare a leggere e scrivere. Non a laurearsi, forse. Ma a leggere e scrivere sì. E a saper usare un computer, a saper usare uno smartphone. Una volta la sinistra diceva di voler difendere i più deboli, ma diceva anche ai più deboli che dovevano farsi forti con l’istruzione, studiando. Organizzava scuole. Perché dico tutto questo? Dico tutto questo perché dopo il caso di candy candy, la donna di Napoli che su Facebook ha letteralmente fatto saltare i nervi al social media manager dell’INPS, che alla fine l’ha mandata a quel Paese, si è scatenato un inferno. La sinistra tutta, e specialmente quella radicale, ha iniziato a dire che non bisogna prendere in giro i poveri perché sono poveri. Io invece, penso che che al vittimismo di “poveri disgraziati sono la parte più fragile del Paese” non credo affatto. Se dopo aver fatto le scuole dell’obbligo scrivi come candy candy allora tu vuoi essere ignorante. E se vuoi essere ignorante il tuo conto non te lo devo pagare io. Ne quel povero cristo che deve risponderti dietro a un computer. Di più: ti meriti di rimanere indietro e di essere travolto. Perché se non nuoti meriti di affogare. Questa non è l’Italia degli anni 60, che arrivava dall’analfabetismo completo e che aveva i mezzi che aveva. Qui praticamente tutti hanno la possibilità di imparare a leggere e scrivere. Anche se hanno avuto storie tragiche e difficili. Anche se non hanno avuto soldi. Basta volerlo E chi – giovane – non sa né leggere né scrivere è solo un asino a cui non dare di certo un reddito di asinaggine.

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