Esino Lario. Piccolo comune con tanto orgoglio e con qualche buona idea, come il raduno mondiale di Wikipedia. Il sindaco ha deciso, per protestare contro le difficoltà economiche che attanagliano i piccoli comuni, di mettere in vendita tutto. Ha tirato su un bel sito, e si può comprare qualunque cosa, dalla villa storica al municipio alle panchine. Oggi è su tutti i giornali, e va bene. Siamo tutti contenti.

Seconda cosa: l’assessore al bilancio Tasca denuncia che Roma si è pappata altre centinaia di milioni di euro. Di fatto il debito della Capitale, che era suddiviso al 60 per cento tra tutti gli italiani e al 40 per cento con i romani, sarà tutto di tutti gli italiani. Loro fanno i debiti, noi li paghiamo. Anche Esino Lario paga i debiti di Roma.

Magari se vendiamo il Duomo, possiamo contribuire. Oppure potremmo smetterla di litigare sull’autonomia, tra Fontana e Sala, tra Sala e Salvini, tra Salvini e Di Maio e dire chiaramente che ognuno si usa quello che ha, e se non ce l’ha vede di farsi venire qualche idea. Un po’ come quella vecchia storia dei topolini: in due cadono in un secchio di latte. Uno si lascia andare e affoga. L’altro si agita talmente tanto che il latte diventa burro e il topo esce. In Italia invece un topo si ammazza di lavoro per fare il burro. L’altro non fa  nulla e si imburra il pane.

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