Delpini in consiglio comunale: “Un’alleanza delle istituzioni per il bene comune”

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(MIANEWS) Milano, 11 FEB – Un’alleanza delle istituzioni per il bene comune: è quella che delinea e auspica l’arcivescovo Mario Delpini, oggi intervenuto nel consiglio comunale per una seduta speciale dell’aula. L’invito è per Delpini, che pone a premessa del suo intervento l’articolo 3 della Costituzione italiana, un “modo con cui l’amministrazione comunale riconosce la rilevanza per il bene di Milano della Chiesa cattolica nella sua capillare presenza sul territorio. La coincidenza di questa data con il ricordo dei Patti Lateranensi, per quanto casuale – afferma l’arcivescovo -, è però significativa e consente di riconoscere che entro i rapporti non privi di complessità tra lo Stato Italiano e la Chiesa cattolica, la tradizione e l’attualità milanese scrivono pratiche di eccellenza, anche in questo campo”. Delpini, nel rapporto tra Chiesa ambrosiana e coloro che si vogliano confrontare sottolinea come “per un pensiero che renda vivo il dialogo, audace e lungimirante la progettualità, rispettoso il confronto tra le diverse posizioni e i diversi punti di vista, corretta la sfida per conquistarsi il consenso dei cittadini, la condizione sia di condividere un linguaggio, cioè di avere come punti di riferimento condivisi alcuni valori, di praticare come procedure comuni alcune regole di comportamento”. L’arcivescovo fonda quindi questo rapporto “sul presupposto della condivisa opzione democratica e nella legittimità delle diverse anime che abitano la città” e “risulta costruttiva quella dialettica democratica che lascia emergere anche decisioni alternative che cercano poi nel voto dei cittadini la verifica della corrispondenza tra le scelte compiute e le attese della popolazione”.
“Tra gli elementi che compongono il “linguaggio comune” è doveroso riconoscere la Costituzione della Repubblica italiana – afferma Delpini -. Si riconosce che la nostra Costituzione è un testo che conserva il suo valore e nella prima parte raccoglie il convergere di principi condivisi dai padri costituenti, che pure esprimevano culture, punti di vista, ideologie diverse e anche contrastanti. Il riferimento alla costituzione non può essere solo un appello retorico, deve piuttosto essere un criterio per orientare e giudicare le scelte, con l’inevitabile impegno di interpretazione e di mediazione nel contesto attuale”, aggiunge Delpini citando l’articolo 3 della Carta.
“Mi permetto di sottolineare – prosegue l’arcivescovo – che tra i fattori determinanti del “linguaggio comune” deve essere iscritta una nozione condivisa di “bene comune”, supponendo che sia condiviso il principio che l’Amministrazione comunale deve farsi carico del bene comune. Se questo sta, è determinante chiarire che cosa si intende per “bene comune”.


Mi permetto di suggerire che il “bene comune” debba essere inteso come il convivere sereno e solidale dei cittadini. Promuovere il bene comune significa quindi promuovere la appartenenza consapevole alla comunità cittadina”.
Altro tema che solleva Delpini quello della famiglia: “Mi permetto di mettere in evidenza che tra i fattori determinanti del “linguaggio comune” – dice – dovrebbe essere incluso un tema che può essere controverso, ma che io ritengo irrinunciabile e che merita di essere oggetto del pensare costruttivo, critico, saggio al quale ci sentiamo autorizzati. E’ il tema della centralità della famiglia: ritengo infatti che la famiglia sia la risorsa determinante per favorire il convivere sereno e solidale. La considerazione della famiglia e la sua centralità per il benessere della città si scontra con la tendenza diffusa a dare enfasi ai diritti individuali, nel costume, nella mentalità e nella legislazione nazionale come nelle delibere comunali. A me sembra però – prosegue Delpini – che sia ragionevole, in vista della promozione del bene comune, che si promuova la famiglia come forma stabile di convivenza, di responsabilità degli uni per gli altri, di luogo generativo di futuro. Il preoccupante calo demografico, la desolata solitudine degli anziani, i fenomeni allarmanti della dispersione scolastica, delle dipendenze in giovanissima età, dell’indifferenza individualistica devono dare molto da pensare a chi ha a cuore il bene comune”

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati