Ora, se io vi dico che sono biondo e subito dopo vi dico che sono castano, che cosa pensate?

Che una delle due volte sto mentendo.

E fate bene.

Perché va bene il relativismo cosmico, ma se una cosa è nera è nera, e se è bianca è bianca. Invece, la giustizia italiana può essere comica.

Ascoltate qui. Qualche tempo fa il Tribunale di Milano dice che di fatto, tra tutti i casi del Blue Whale, la balena blu, non ce ne è mezzo che davvero può ascriversi a questo gioco suicida importato dalla Russia. Un gioco davvero cretino, nel quale ci si sfiderebbe a farsi del male. Un gioco per il quale le Iene hanno fatto un lungo servizio nel quale dicevano che era arrivato in Italia, e via con tutti i rischi del caso. Peccato che quel gioco, per il Tribunale di Milano, non esiste in Italia. E anzi averne parlato, questa la tesi, potrebbe indurre qualcuno a provare a farsi del male. Quindi, ne deduciamo: il gioco non esiste, per il Tribunale. Ok. Quindi le iene vengono condannate, no? No. No perché lo stesso Tribunale dice che “non si può escludere che tuttavia qualcuno abbia giocato a quel gioco”. Insomma, non c’è mezzo fatto che attesti che esista il Blue Whale in Italia, ma potrebbe esserci. Ma come si fa? O una cosa esiste, e la si racconta, o una cosa non esiste e allora chi ha raccontato il falso viene punito. Almeno, io la vedo così.

Penso che le Iene, peraltro, abbiano portato in Italia una ventata di giornalismo come non se ne vedeva da tempo, cercando davvero le notizie, non come certi colleghi che non fanno altro che scopiazzare il lavoro onesto di altri, magari pubblicato giorni prima. Però, proprio perché trovare le notizie è un po’ più difficile che cercare bufale (ormai il giornalista a forza di smascherare bufale, non tira più fuori una notizia manco a pagarlo), io sono indulgente con le Iene. Ma basta ammetterlo: abbiamo preso una cantonata. O quantomeno, anche senza condannare, lo dica il Tribunale. Non che vuole la moglie piena e la botte ubriaca. E noi, mai un briciolo di verità.

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