Carlo Carrà a Palazzo Reale

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Da oggi (4 ottobre) sino al 3 febbraio 2019 sarà possibile ammirare a Palazzo Reale una straordinaria mostra dedicata a Carlo Carrà (1881 – 1966), uno dei più grandi maestri del Novecento, protagonista dell’arte italiana e della pittura moderna europea. Si tratta della più ampia e importante rassegna antologica mai realizzata su Carrà, un’occasione irripetibile che vede riunite circa 130 opere, concesse in prestito dalle più importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e private.

Promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre, la mostra curata da Maria Cristina Bandera, esperta di Carrà e direttrice scientifica della Fondazione Roberto Longhi di Firenze, con la collaborazione di Luca Carrà, nipote del maestro, fotografo e responsabile dell’archivio di Carlo Carrà, fa parte del palinsesto Novecento Italiano ideato dall’Assessorato alla Cultura per l’intero 2018 e dedicato a tutte le espressioni artistiche e culturali che hanno animato il secolo appena trascorso, nel nostro Paese.

L’esposizione aprirà al pubblico a trent’anni dall’ultima rassegna a lui dedicata dal Comune di Milano (1987) e a cinquantasei anni da quella che – Carrà ancora in vita – si svolse nel 1962, sotto la presidenza di Roberto Longhi, entrambe realizzate proprio a Palazzo Reale.

Quella del 1962 era un omaggio al maestro che nel ‘54 aveva ricevuto la medaglia d’oro di cittadino benemerito e che giovanissimo aveva scelto Milano come sua città d’elezione; un doveroso riconoscimento – in una tradizione tutta milanese – che faceva seguito al tributo dedicato al pittore nelle sale della Pinacoteca di Brera nel 1942, in uno dei momenti più tragici della seconda guerra mondiale.

Obiettivo della nuova esposizione è ricostruire l’intero percorso artistico del maestro attraverso le sue opere più significative dalle iniziali prove divisioniste, ai grandi capolavori che ne fanno uno dei maggiori esponenti e battistrada del futurismo e della metafisica, ai dipinti ascrivibili ai cosiddetti ‘valori plastici’, ai paesaggi e alle nature morte che attestano il suo ritorno alla realtà a partire dagli anni venti, con una scelta tematica che lo vedrà attivo sino alla fine dei suoi anni, non senza trascurare le grandi composizioni di figura, soprattutto degli anni trenta, il decennio a cui risalgono anche gli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano, documentati in mostra dai grandi cartoni preparatori.

La mostra presenta un corpus di più di 130 opere concesse da alcune delle più grandi collezioni del mondo come quelle dello State Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, dell’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, della Kunsthaus di Zurigo, della Yale University Art Gallery, della Národní galerie di Praga, del Museum of Fine Arts di Budapest e dai Musei Vaticani e da prestiti di numerosi musei italiani, tra cui la Pinacoteca di Brera, il MART di Rovereto, il Museo del Novecento di Milano, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, oltre a molte collezioni private, così da ricostruire la fitta trama di affinità intellettuali e di rapporti d’elezione che legò Carlo Carrà ai suoi collezionisti e amici del tempo. Fu, infatti, artista irrequieto, persona dai viaggi significativi che lo portarono già giovanissimo a Parigi e poi a Londra, e di importanti incontri internazionali da Apollinaire a Picasso, oltre che uomo di grandi aperture culturali e di letture che lo spinsero a svolgere un’attività critica sulle riviste più importanti e di tendenza del tempo, “La Voce”, “Lacerba” e soprattutto “L’Ambrosiano”.

Infine la mostra non intende proporre solo la produzione artistica di Carrà, ma anche i tratti e i momenti più significativi di quella che lui stesso definisce “una vita appassionata”. Sarà pertanto corredata da documenti, fotografie, lettere e numerosi filmati che testimoniano l’intensa vita di Carlo Carrà, di cui in prima persona ci dà conto nelle pagine de La mia vita, l’autobiografia che ha scritto nel 1942. Infatti, la mostra presenta in assoluta anteprima un filmato inedito del 1952, per la regia di Piero Portaluppi, riscoperto e valorizzato grazie ad un progetto di ricerca di Andrea Scapolan, che ne ha seguito il restauro realizzato da CSC – Cineteca Nazionale, che documenta la vita di Carrà attraverso le parole di Roberto Longhi.
Tutti i visitatori avranno a disposizione un’audioguida che li accompagnerà nelle varie sezioni con un racconto accessibile e coinvolgente, sonorizzato dalle musiche da camera di Alfredo Casella, amico di Carrà.

Ne derivano 7 sezioni, ciascuna espressione di uno specifico periodo della vita e dello stile del grande maestro: Tra Divisionismo e Futurismo; Primitivismo; Metafisica; Ritorno alla natura; Centralità della figura; Gli ultimi anni; Ritratti. In tal modo, il percorso espositivo, fluido e coerente, scandisce le tappe di una vita interamente dedicata alla pittura: “La mia pittura è fatta di elementi variabili e di elementi costanti. Fra gli elementi variabili si possono includere quelli che riguardano i princìpi teorici e le idee estetiche. Fra gli elementi costanti si pongono quelli che riguardano la costruzione del quadro. Per me, anzi, non si può parlare di espressione di sentimenti pittorici senza tener calcolo soprattutto di questi elementi architettonici che subordinano a sé tutti i valori figurativi di forma e di colore. A questi principi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da confondersi col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non ha mai origini per così dire visive. Questo concetto nella mia pittura è espressione fondamentale.” (Carlo Carrà, 1962)

Info mostra
199.15.11.21
(dal lunedì al venerdì 9.00-18.00; il sabato 9.00 – 12.00)
Dall’estero: +39 02 89096942
mostracarra@civita.it

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati