Ecco, oggi parliamo di lei.

Ci prendiamo una pausa dalla politica. O meglio, in parte. Allora, la Ferragni, ci informano le cronache milanesi che riprendono i social, ha mostrato la sua nuova casa di Milano ai suoi follower, descrivendola in inglese. Ma si è impappinata, poverina, e ha fatto una pernacchia. Fine della notizia.

Fantastico.

Perché debba stare sui giornali una roba del genere, non si capisce, ma vabbè.

La questione del giornalismo e delle notizie è stato uno dei segreti di queste elezioni. Tutti pensano che gli italiani abbiano votato come hanno votato perché c’è la questione migranti, e perché c’è stata la promessa del reddito di cittadinanza. Il che è vero, intendiamoci. Ma questi messaggi non sarebbero mai arrivati se negli anni non si fosse creato uno strano impasto tra giornali online, social, cartacei, televisioni, tutti a rimbalzare notizie. E tutti a dare, gli uni agli altri, dei “fake”. La tv è fake, il web è fake, i cartacei sono i primi fake. Alla fine, inutile dirlo, per la gente comune tutti sono fake. Poi ci sono quelli che vanno a caccia di bufale: encomiabili. Anche troppo, delle volte, visto che sconfinano nell’opinione (non sempre). Infine, ci sono quelli come il Parodi maschio (il fratello delle due Parodi femmine), che prendono in giro sui luoghi comuni i giornalisti forse solo perché qualche giornalista ha scritto la verità sui pessimi libri del Parodi maschio. In tutto questo tra gossip inutile, accuse di fake news, cacciatori di bufale, fustigatori dei costumi, l’unica figura professionale che inizia ad estinguersi è quella del cacciatore di notizie. Che più o meno dovrebbe essere il sale del giornalismo.

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