Per una volta, sono d’accordo tra i meno interventisti del Partito Democratico.

Quando è in atto la piena, l’ondata, è bene seguire l’antico adagio siciliano: calati giunco che passa la piena.

Calarsi per ragionare, si intende. È ovvio che adesso prendere decisioni, per la sinistra, vuol dire fare un gioco al massacro. Ogni elezione è una sconfitta. È tutto un tripudio di roccaforti che cadono e di teste che fanno sbong contro ai muri.

La verità è semplice: per qualche sindaco buono o buonissimo, che anche oggi perde, come Siria Trezzi, nell’ultima ondata ultra favorevole al centrosinistra ne sono anche stati imbarcati di pessimi. E visto che perdono quelli buoni e buonissimi, figuratevi i pessimi.

Seconda verità: ripartire dai territori è importante, ma non tanto quanto ripartire dalle idee. Ed è qui il problema del Pd nazionale ma anche milanese e lombardo. Mancano le idee. Un’idea è quella di ragionare sul Modello Milano. Ma che cosa vuol dire? Come declinarlo? Con quali ambizioni? Rispondere a queste domande al di fuori della vanagloria dell’assedio, dell’ultimo bastione, della ridotta del Nord forse potrebbe portare la sinistra fuori dalle secche. In caso contrario, da giunchi si diventa struzzi: testa sotto la sabbia aspettando che gli altri sbaglino e si facciano male. Ma sarà la scelta giusta? Chissà.

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