C’era una volta Milano ed era una figata.

C’erano i banconi popup, i giardini transitori, la torre di Prada nello skyline milanese, l’hub digitale di Luxottica, la Triennale epicentro della design week, le mostre di via Palermo e della Statale, Giorgio D’Ambrosio del bar Metro in De Angeli che se ne va in pensione e il mitologico Cremonesi del Corriere lo celebra da par suo. Ci sono i falsi Saint Laurent in corso buenos aires, che pure per quelli ci vuole del genio, ci sono Caterina Balivo e Alena Seredova in sella a una Technogym per un po’ di pubblicità spinta marchetta, sul Pirellone c’è un uovo di Falco, c’è Gioacchino Rossi alla Scala e il capriolo salvato dalle acque del Naviglio. C’è pure Apollo, con il caldo record, dopo la pioggia record e c’è da scommetterci che tra poco verrà richiesto lo stato di calamità naturale. C’è lo street artist che si chiude in scatola e si trasforma in B.Toy. Ci sono gli interisti che prendono per il culo Buffon con il tormentone “insensibile”. E c’è il maiale sopra Milano. Mancano solo le giacche arancioni di Formigoni che si butta su un divano al Salone del Mobile e un Governo al Paese. Ma pare che su quest’ultimo, con calma, ci stiano lavorando.

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