Concerto afro-jazz lungo la Route international n.1, una sorta di Route 66 dell’Africa. Un viaggio fisico e spirituale che trova alla fine il suo senso nella speranza e nella gioia di vivere. Temi cari e affini anche a Sesta Opera San Fedele, associazione di volontariato carcerario che promuove l’evento a scopo benefico per  le sue attività a sostegno dei detenuti.  Al centro la voce calda di Arsène, un cantante “sciamanico” che ha molte storie da raccontare.

In Africa, lungo la Route internationale n°1, che attraversa  la Costa d’Avorio, il Ghana, Togo e Benin, fino alla Nigeria, esistono paesini dai nomi importanti: Agbedrafo, ovvero “La vita è veramente difficile”, poi Agbetiko, “La vita è noiosa e pesantissima”, quindi Kunyòwu “E’ meglio la morte” ed, infine, Elavanyo, “C’è speranza”. Trae spunto da questo percorso geografico ed esistenziale “Haya – Inno alla Vita” il nuovo lavoro di Arsène Duevi, cantante “sciamanico” che seduce con le sue sonorità in Ewè, un dialetto africano.

Lo spettacolo è in programma venerdì 2 marzo (ore 21) all’Auditorium San Fedele (via Hoepli 3/b – Milano), evento benefico in favore di Sesta Opera San Fedele Onlus. Per prenotazioni e informazioni, scrivere a sestaopera@gesuiti.it, oppure telefonare al numero 02.86352254 (dal lunedì al venerdì, ore 9.30-12.30).

Cos’hanno in comune Arsène Duevi e Sesta Opera San Fedele? Intendere la Vita come percorso, non sempre facile, ma che si apre alla speranza. Come nel caso delle centinaia di persone assistite dai  200 soci nelle carceri milanesi – San Vittore, Opera, Bollate, il centro di prima accoglienza del Beccaria, il centro medico dell’ospedale San Paolo e ora anche nell’esecuzione penale esterna (domiciliari o affidamento in prova ai servizi sociali).  “Haya – Inno alla Vita”, prodotto da Musicamorfosi , propone 11 canzoni intrise di proverbi africani, citazioni e omaggi a Fabrizio De Andrè e Bob Marley. Un inno alla multiculturalità, all’importanza dello scambio e della solidarietà, un invito a scegliere sempre la vita, a non farsi usare dai soldi, non darsi mai per vinti, lasciarsi abbracciare, alzarsi e ricominciare.

Accanto alla voce calda e nera dell’artista africano i 50 elementi dei SuperCori  e i compagni inseparabili di questo lungo viaggio: Giovanni Falzone alla tromba, Roberto Zanisi alle corde, Tetè Da Silveira alle percussioni etniche per un imponente inno alla vita.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati