C’era una volta l’Old Fashion.

Io me lo ricordo, l’Old Fashion.

Non ci andavo spesso, perché a me le discoteche piacevano ben poco da giovane, figurarsi adesso che non ho più né l’età né il fisico. Però però, me lo ricordo bene, l’Old Fashion.

Era quello delle notti dei giocatori del Milan e dell’Inter quando non erano scamorze come oggi (purtroppo per me e il direttore di Radio Lombardia Levati, più scamorza il Milan).
Era quello delle veline, quello dove tutti sognavano di andare nel privè. A suo modo, era un sogno, anche se non il mio.

Poi le inchieste, i racconti di quello che nelle discoteche di mezza Milano succedeva, i sigilli ad altri locali per vari motivi, Vallettopoli. Ecco, poi tutto questo, e addio magia.
Infine, venerdì, un po’ tutti i giornali, noi compresi, raccogliamo lo sfogo di Martina, una ragazza con il diabete di tipo 1, che denunciava di non essere stata fatta entrare perché in possesso di alcune bustine di zucchero che le servivano per combattere il diabete. Il proprietario del locale l’attacca, dice che lo zucchero non serve, si mette al di sopra dei medici. Si dinvincola, minaccia querele. Alla fine però cede, e privatamente si scusa.
Il titolare annuncia che da adesso all’ingresso del locale “avremo – cito – sempre dei kit salvavita con zucchero e succo”. E così, giustizia è fatta. Ma che fatica! E soprattutto, che brutto colpo all’immagine dell’Old Fashion. Si potrebbe dire, una volta tanto, “Old Fashion”, quando un nome vuol dire tutto.

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