Alveari bollenti e fiori secchi, addio al 30% del miele lombardo. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti regionale sulle conseguenze dell’ondata di caldo torrido che sta investendo l’Italia da nord a sud. “Dopo le gelate di primavera, adesso oltre 5mila apicoltori dei nostri territori devono fare fronte a temperature africane che, soprattutto in pianura, stanno facendo seccare i fiori spontanei togliendo risorse e nutrimento alle api. A fine stagione in Lombardia rischiamo di avere 500 tonnellate in meno di miele e di prodotti dell’alveare rispetto alle 1.700 tonnellate delle annate normali” spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti regionale. “In trent’anni di lavoro ne ho viste di estati calde e secche, ma come questa mai – racconta Stefano Andreazza, apicoltore di Parabiago (Milano) – Abbiamo già perso circa la metà del raccolto del millefiori estivo e adesso la situazione è drammatica: con questo secco i prati sono bruciati, non ci sono fiori e le api non riescono a trovare il nutrimento, soprattutto nelle zone di pianura. Senza le giuste scorte di cibo si indeboliscono, le covate rallentano o si bloccano e quando arriverà l’inverno molte api saranno così debilitate che non riusciranno a sopravvivere”.

In Lombardia – spiega la Coldiretti – vengono gestiti oltre 143mila alveari per una popolazione stimata di oltre 4 miliardi di api. E se la media regionale è di 28 alveari per allevatore, a Pavia la media sale a 53 mentre a Monza Brianza scende fino a 16. Comunque il record di provincia più apicola per numero di alveari spetta a Varese con 21.026 “case del miele”, mentre il primo posto per numero di “pastori delle api” spetta a Brescia con 981 operatori. Edoardo Mombelli gestisce 280 alveari nel parco dell’Oglio (Brescia) insieme alla moglie Ilenia: “E’ una stagione decisamente scarsa – spiega – registriamo una riduzione del 40% su quasi tutte le varietà di miele a causa del clima. L’acacia ha risentito della gelata di aprile, mentre tiglio, robinia e millefiori con la grande siccità degli ultimi mesi hanno subito un taglio di produzione dal 30 al 40%. Meno problemi in montagna con il miele di castagno. Nei prati di pianura invece le fioriture sono state brevi e i fiori spontanei seccano velocemente a causa delle temperature torride, c’è scarsità di nettare e il poco che le api riescono a trovare basta solo a farle sopravvivere. Speriamo che la situazioni migliori nelle prossime settimane”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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