C’era una volta una città che aveva un sacco di divieti. Una enormità. Già di suo, l’Italia, è un Paese che di divieti ne ha un sacco. Che poi ne faccia rispettare pochi, è parte dello stesso identico discorso. Del resto è come con i bambini: quando dai loro troppe regole, alla fine per la confusione e per il rigetto, non riescono a rispettarne nessuna. E hanno pure la scusa di dire: eh, ma ci sono troppi no, non ci capisco più niente. Un po’ come gli evasori, che hanno vita facile a dire: ci sono troppi balzelli, come faccio a ricordarmi ogni scadenza? A chi non ci crede, dico di farsi un anno da lavoratori autonomi, o imprenditori, e vedi che capiscono subito di che cosa parlo. L’ho presa un po’ larga per dire che è giusto vietare le bottiglie di vetro sulla Darsena, e gli ambulanti abusivi. Sono reati, e nessuno deve dire niente. Ma lasciate in pace quelli che si vogliono fare un tuffo nel Naviglio. Ieri ne hanno multati con 150 euro quattro, poveracci. In fondo, che cosa fanno, inquinano l’acqua? Rovinano il decoro? Io guardo sempre con un po’ di gioia le vecchie foto in bianco e nero che fanno vedere i ragazzini che fanno il bagno. Che bello. E’ gioia, è vita. E soprattutto dimostra che l’acqua è pulita. E’ uno spot pazzesco per Milano. Perché dire di no?

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