di Fabio Massa

C’era una volta un Paese che si scandalizzava inutilmente.
L’altra sera sono andato sulla bacheca ufficiale di Charlie Hebdo, il giornale satirico che subì un attacco terroristico e che, in almeno due occasioni, ha tirato veri e propri pugni allo stomaco agli italiani. Il primo pugno quando ci fu il terremoto, sfottendo i morti. Il secondo pugno adesso, nella tragedia dell’hotel sepolto dalla neve. Ecco, sotto la bacheca di Charlie, ci sono migliaia di commenti, spesso impulsivi, spesso scandalizzati. Inutilmente. Certo, anche a me la vignetta della morte che corre sugli sci fa arrabbiare. Ma per una frazione di secondo. Perché poi capisco che Charlie vuole proprio quello. In fondo, non vuole aprire riflessioni, non vuole far ridere, non vuole additare il malcostume italico. Un mio amico sostiene che sia una forma di denuncia. Secondo me non è nessuna forma di denuncia e non è neppure una forma di satira. Semplicemente, è una provocazione.
Una provocazione che non è fine a se stessa ma che serve a un motivo preciso: a suscitare indignazione, odio. E anche l’indignazione e l’odio sono comunque forme di attenzione. Quindi, se davvero si vuole far male a Charlie, bisogna fare come si fa con i bambini dispettosi.

Loro hanno il diritto di buttarsi sul pavimento e frignare. Noi abbiamo il diritto, semplicemente, di ignorarli.


C’era una volta… Pinocchio.
I fatti e gli scandali di Milano e della Lombardia raccontati senza peli sulla lingua. Perché non tutte le fiabe finiscono con “… e vissero tutti felici e contenti”.
In onda alle 19.05, all’interno del programma di approfondimento Pane al Pane, la rubrica quotidiana di Fabio Massa, giornalista di Affaritaliani.it (pagina Milano). : In replica alle 6.45 del giorno dopo, il format è quello di una breve favola per narrare gli scandali di ogni giorno in tono scanzonato e amaro. In questo modo inizia anche la collaborazione tra la pagina di Milano di Affaritaliani.it, il primo quotidiano online, e Radio Lombardia.

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