Facciamo un breve ma intenso report del concerto dei Muse ad Assago durante il loro Drones World Tour

L’opening dei De Staat. Una band che ha molto da dire e che è ancora da scoprire.
Vi suggeriamo di ascoltare più di un loro brano perché a questa band piace cambiare.
Sotto trovate la nostra intervista.

L’opening dura una trentina di minuti. Volumi un po’ bassi. Stando nelle prime file degli spalti si parlava tranquillamente ma l’acustica non è male. I De Staat sanno tenere palchi molto più grandi senza problemi. Unica nota dolente su Witch Doctor, il pezzo più tribale, con una composizione a tratti Techno Hardcore, è l’unico che ha risentito dei volumi tranquilli e di bassi moderati.

Il forum che era pieno a metà, inizia a schiacciarsi di gente e mostra dei problemi di progettazione tipo: ok, io sono grosso, ma davvero in pochi stavamo nei seggiolini senza avere le ginocchia sulla testa di chi stava davanti… mi ricorda dei voli lowcost durante i quali si diventa obbligatoriamente troppo intimi con i vicini.
Mentre sono lì, ancora intento a lamentarmi del nulla, si spengono le luci ed entra un corteo di militari futuristici, parte un coro gregoriano cyberpunk di almeno 4 Bellamy e dal nulla arrivano i droni.
Ok, forse a vederli dal filmato qui sotto non sembrano belli come dal vivo, abituati alla computer grafica al cinema, delle palle coi led sembrano poco… e invece no. Freddamente mi sono trovato subito a pensare quanto lavoro ci fosse dietro ad un’idea così semplice ed efficace. Il balletto dei droni è preciso e impressionantemente vicino al pubblico in alcuni passaggi.
Tempo di un pensiero veloce ed entrano loro, mai visti prima. I volumi ora sono al massimo e le luci fanno quasi male agli occhi. Se sembrava bello prima ora è fenomenale. Mi avevano avvertito (Il buon Mox) che sarei andato a vedere un concerto con pochi pari a livello visivo e per impatto sonoro. Ora capisco che non stava esagerando.

Non vorrei sembrare troppo entusiasta, ho aspettato giorni prima di scrivere, per evitare l’adrenalina del momento. La sera stessa avrei decimato i miei risparmi per affittare i droni, comprare il basso che hanno usato durante Madness o una felpa originale (l’opzione più costosa fra le tre).
Oggi, “freddamente”, vorrei evitare l’analisi passo passo di un concerto che non ha avuto un singolo problema o calo di energia, vorrei complimentarmi con chi ha progettato uno spettacolo che unisce la bravura dei Muse (+ il polistrumentista nella botola) con le capacità tecniche di scenografie che cambiano e si adattano al concerto e che crescono ad ogni canzone tanto da farti finire il concerto quasi stupito di essere ancora al tuo posto.
Vedere i Muse è stato vivere un film fatto di uomini contro droni e cyborg sempre più inquietanti.
C’era tutto. I momenti tranquilli, quelli adrenalinici, un balletto di tecnici esagerato e un gruppo di musicisti al massimo della forza comunicativa che ha saputo usare tutto al meglio.


Print Friendly, PDF & Email