Al parco Mantegazza di Varese sono terminate le ricerche della possibile arma del delitto e di altro materiale utile alle indagini nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio della studentessa Lidia Macchi, massacrata con 29 coltellate nel 1987.  Stefano Binda, l’uomo arrestato lo scorso 15 gennaio con l’accusa di aver violentato e ucciso la ragazza, sua ex compagna di liceo, potrebbe aver nascosto un coltello nel parco nei giorni successivi all’omicidio. L’area verde è stata dissequestrata  e ora è nuovamente accessibile al pubblico. Nelle scorse settimane erano stati trovati alcuni coltelli, arrugginiti e finiti con il tempo sotto terra. Si stanno occupando delle analisi sui reperti i consulenti (il biologo Roberto Giuffrida e l’archeologo forense Dominic Salsarola) nominati dal sostituto pg di Milano Carmen Manfredda, che coordina l’inchiesta condotta dalla Squadra mobile di Varese, con il compito di accertare se le lame siano compatibili con l’arma del delitto e l’eventuale presenza di sangue o impronte digitali.

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