Un viaggio fra i riti del candoblè, dell’umbanda e della santeria, religioni afro del Sudamerica e dei Caraibi, partendo dalle immagini di un filmato che entra per la prima volta in modo approfondito nei segreti delle iniziazioni e delle possessioni in stato di trance. Questo il tema della seconda serata del ciclo “Con religioso rispetto, otto incontri sulle religioni nel mondo alla scoperta dei valori che uniscono”, sostenuto dalla Fondazione Cariplo, che si terrà domani, lunedì 18 gennaio, a Villa Pallavicini di Milano.

Con esperti e documenti filmati si parlerà delle religioni tradizionali portate dagli schiavi in Brasile, Cuba e isola di Hispanola (Haiti e Repubblica Dominicana), al centro di un diffuso, ancora oggi, sincretismo religioso con il cristianesimo. Un modo per dare due facce alle divinità: santi cattolici accoppiati a divinitá tradizionali africane. Santa Barbara, per esempio, è anche Yansà (dea del fulmine e della guerra), San Pietro rimanda a Ogun (divinità del fuoco e della metallurgia) e San Lazzaro a Babalù Ayè (divinità della guarigione). Un accostamento, presente, per esempio, nella santeria e nell’umbanda, nato per raggirare i padroni delle piantagioni e i missionari che volevano imporre la religione cattolica, permettendo così agli schiavi di conservare la loro fede. Il candoblè, invece, è riuscito a mantenere in via più esclusiva la sua matrice di religione yoruba, proveniente dalla Nigeria e dal Benin, senza ricorrere ai santi, ma per lungo tempo è stato praticato in segreto. Si tratta di religioni che in America Latina hanno avuto (e in molti casi hanno tuttora) una funzione sociale con un ruolo di resistenza, di riscatto dall’ingiustizia, di promozione alla solidarietà, il tutto con buona pace dell’uso negativo che in Italia si fa del termine “macumba”.

La serata si aprirà con un documentario girato nei terreiros (templi) del candoblè e dell’umbanda brasiliani che presenta in esclusiva i riti di iniziazione e fenomeni di possessione, cioè, lo stato di trance per cui diverse divinità entrano nel corpo dei celebranti, manifestandosi con cambiamenti di voce, comportamenti e umore. Quindi, una parte storica su Serra da Barriga, la capitale di Zumbi, lo Spartaco nero che creò nel nord del Brasile una regione liberata dallo schiavismo dove arrivarono, come in una “terra promessa”, non solo persone di colore e indios scappati dalle piantagioni, ma anche bianchi emarginati.

Interverranno: l’antropologo Luca D’Amico, l’autore del reportage filmato Franco Capone, l’esponente del candonblè Eliane Galvao, che ha collaborato al documentario, Mestre Baixinho, fondatore dell’Academia de Capoeira in Italia, che condurrà una dimostrazione di capoeira, in origine la lotta degli schiavi e arte marziale degli uomini liberi di Zumbi.A

Appuntamento alle 21 presso l’associazione Culturale Villa Pallavicini,
Via Meucci 3 Milano
Telefono 02.256.57.52

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