Ommioddio, lo spread.

La Borsa di Milano teme lo spread.

C’avevano fatto due patagoni così, sullo spread, ai tempi di Monti. E ci eravamo illusi che lo spread era un mostro a due teste capace di distruggere tutto quello che avevamo. Probabilmente era pure così, ma ci portarono all’esasperazione. Poi c’era il problema delle agenzie di rating. In pratica, dei privati che alzano o abbassano il giudizio su questo o quel Paese, su questa o quella azione, determinando così un crollo oppure un guadagno sui mercati. Sono tornate anche adesso, quelle agenzie. Mandano comunicati criptici, adombrano rischi sistemici, promettono sfaceli. Eppure sono le stesse agenzie che promuovevano Lehman Brothers poco prima che fallisse, e lo stesso si può dire di Parmalat. Chiunque conosca anche solo minimamente le agenzie di rating sa che sono fedeli come i gatti e affidabili come una donna di facili costumi. In effetti, comprarle non è complicatissimo. Ecco, ora contro il governo carioca, quello di Lega e 5 Stelle, ci sono anche le agenzie di rating. E ricomincia il polverone. Figuratevi che ieri a Piazza Affari si è perso un punto e mezzo. Tutti a urlare allo scandalo. Peccato fosse l’effetto cedole: c’è tutti gli anni, e la perdita è quasi sempre la stessa. Un fatto tecnico, insomma. Usato per colpire come una clava. Piccolo avvertimento per i naviganti: se si vuole fare opposizione, la si faccia sul serio, si risulta più credibili.

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