È un argomento che abbiamo sfiorato, ma sul quale voglio assolutamente tornare. Perché dobbiamo chiedercelo, una volta per tutte: la politica culturale di Milano promuove nuove energie e nuove iniziative o non fa altro che incanalare quanto la città, di suo, produce?

Certo, l’aria per l’assessore riconfermato Filippo Del Corno è migliorata rispetto a quando faceva la stessa cosa sotto Pisapia. Il miglioramento della situazione economica ha portato la città a produrre cultura spontaneamente, quasi. Ovunque ci sono iniziative, convegni, approfondimenti. Semplicemente, i motori della città sono molto accesi. Ora, la domanda legittima, alla quale non si possono opporre sterili permalosità, è questa: Milano produce cultura. Il Comune di Milano produce cultura? O va al rimorchio? Quali grandi progetti, dai tempi di Stefano Boeri, sono stati inseriti come novità di evidente successo? Sono state difese realtà in crisi, come l’Orchestra Verdi? Perché mantenere invece più manifestazioni diverse sui libri e non cercare un’integrazione seria con Fiera Milano e il suo Tempo di Libri? E ancora: al di là del risibile milione di euro nelle periferie, in che modo la cultura si va a inserire come piano organico rispetto al recupero dei quartieri periferici? E ancora: in quali occasioni le eccellenze mondiali possono ritrovarsi a Milano per nuovi appuntamenti? Oppure semplicemente andiamo al rimorchio di quattro americani che parlano di fast food a Seeds&Chips? Ecco, queste domande sono lecite. Ed è nostro diritto farle. Rispondere, oltre che cortesia, sarebbe un atto di trasparenza.

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