C’era una volta l’eroismo e la stupidità.

L’eroismo è quello di un ragazzo di 18 anni che si è lanciato sui binari per salvare un bimbo di 3 anni, di origine senegalese. Un ragazzo di 18 anni si è detto: ho un minuto prima che il treno arrivi in stazione e c’è un bimbo che piange laggiù. Gli altri stanno a guardare, ma lui, il 18enne, il bamboccione, quello senza lavoro, quello che non studia, quello che magari studia ma non avrà un futuro, quello che non avrà la pensione, quello che magari non va a votare perché gli fa schifo tutto, quello che invece magari va a votare e vota quello che non piace ai genitori, quello che non può comprarsi una casa perché non gli danno il mutuo, quello che ha la vita facile perché sono i genitori a lavorare per lui, quello che ha la vita difficile perché sono i genitori a lavorare per lui, quello che è incazzato perché a noi quarantenni hanno lasciato un mondo di merda, ma comunque assai meglio di quello che hanno consegnato a loro. Ecco, quello, mentre gli altri stanno a guardare come i vecchi al cantiere, quello pensa: ho un minuto, scendo, tiro su il bimbo e poi risalgo. Guardatelo il video: risale da solo. Neppure una mano si tende per tirarlo su. E’ la metafora di una vita. Commovente. Il sindaco dovrebbe dargli non l’Ambrogino, ma la Grande Medaglia d’Oro. Perché quel ragazzo è un esempio.

Anche per la valanga di cazzoni che si sono messi a commentare sotto Facebook e sotto Instagram le immagini dando la colpa alla madre.

Leoni da tastiera.

Sicuramente sarebbero rimasti immobili, sulla banchina, per la paura di scendere giù ed essere eroi.

Print Friendly, PDF & Email