Si diffonde in queste ore la triste notizia della scomparsa di DAVE HOLLAND, il batterista della formazione classica dei JUDAS PRIEST, quella dei dischi che hanno consacrato il loro successo a livello mondiale, trasformandoli in una delle eccellenze del metal.

È morto il 16 Gennaio 2018, in un ospedale spagnolo, a Lugo, stando a quanto pubblicato dal quotidiano El Progreso. Aveva 69 anni. Ancora non sono stati diffusi dettagli sulle cause del decesso e il corpo, secondo fonti attendibili, sarebbe già stato cremato.

Holland è stato il batterista dei Judas Priest dal 1979 al 1989, quando lasciò a causa di problemi di salute e anche divergenze musicali, sostituito da Scott Travis, tuttoggi nella band.

Con i Judas Priest ha inciso il seminale “British Steel (1980) e anche altri capolavori dell’heavy quali “Point of Entry” (1981),Screaming for Vengeance (1982) e “Defenders of the Faith” (1984), per chiudere poi la sua carriera sui discussi “Turbo” (1986) e “Ram It Down” (1988). Il suo drumming solido e trascinante è stato una colonna portante del sound dei Judas e un punto di riferimento nella New Wave Of British Heavy Metal.

Da fine anni 60 e per ben 10 anni aveva anche militato dei Trapeze con Glenn Hughes e Mel Galley (Whitesnake), incidendo con loro ben 11 album, compreso il disco più cult, Medusa (1970). Aveva collaborato inoltre con Al Atkins (il cantante originale dei Judas Priest), con Tony Iommi (Black Sabbath) per il suo progetto solista e con Justin Hayward dei The Moody Blues.

Nato a Northampton il 5 Aprile 1948, ha iniziato suonando il pianoforte e ascoltando jazz, ma accettò qualsiasi lavoretto sin da ragazzino (dai traslochi al cucire tappeti!) pur di riuscire a comparsi la sua prima batteria. A 14 anni già faceva parte dei The Drumbeats, il suo primo gruppo.

La sua carriera è stata offuscata da una pesante ombra: nel 2003 venne accusato di pedofilia (per molestie sessuali su una serie di ragazzini a cui insegnava musica, in particolare su un ragazzino handicappato di 17 anni) e scontò la sua pena di 8 anni in carcere fino al 2012. Gli vennero riconosciuti ben cinque capi d’accusa, inclusi atti di libidine violenta. Il giudice sancì anche l’obbligo per lui di non lavorare più con minorenni.

Stava al momento scrivendo un libro autobiografico sulla sua carriera musicale, pronto finalmente a far chiara luce sulle pesanti accuse che lo hanno travolto: Dave asseriva di avere e voler diffondere tramite il libro le prove della sua innocenza!

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