C’era una volta la Montello. Oggi condivido in toto quanto scrive Massimo Rebotti sul Corriere della Sera. La caserma Montello è qualcosa di cui andare fieri, ma non basta. Facciamo un passo indietro. Un centinaio di richiedenti asilo sono stati ospitati all’interno della Caserma Montello per circa un anno. Il centrodestra gridava allo scandalo. Io, personalmente, ho detto ai tempi che era un’operazione incauta. Perché la Montello non è e non era semplicemente una caserma in disuso, ma il pezzo di un puzzle molto complicato, una sorta di gioco d’incastri, che avrebbe coinvolto altri soggetti per riqualificare tre luoghi in tutta Milano. Insomma, argomentavo che se in Italia non c’è niente di più definitivo di ciò che è provvisorio, allora c’era poco da stare sereni, perché l’accoglienza dei migranti avrebbe impedito lo sviluppo della città. Così non è stato. Mi sono sbagliato, e me ne rallegro. Milano ha dimostrato che si può stare nei tempi, che si può vigilare. E che lo sviluppo può fare il paio con l’accoglienza. Una buona notizia? Per Milano sicuramente. Per il resto d’Italia, una sfida vera.

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