Mantova, giallo sulla denuncia contro il sindaco

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C’è qualcosa di strano nella vicenda del sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, indagato per concussione per aver chiesto favori sessuali in cambio di un contributo a un’associazione. La presunta vittima, intervistata in forma anonima dalla Gazzetta di Mantova, nega di avere presentato denuncia contro il primo cittadino. Non solo: promette di difenderlo se emergeranno “falsità” sul suo conto. La donna afferma di conoscere Palazzi e di averlo incontrato in diverse occasioni pubbliche e spiega anche che la sua associazione non ha ricevuto un euro dal Comune ma solo un patrocinio gratuito. “Io ho una sola certezza – afferma Palazzi -: nella mia vita non ho mai chiesto favori a nessuno in cambio di una collaborazione con il Comune, abusando del mio ruolo di sindaco. Ciò mi dà la forza di rimanere dentro questa vicenda, che nelle ultime ventiquattro ore mi ha sconvolto”. Il sindaco – come scrive il sito della Gazzetta di Mantova – si difende con tutta la forza possibile e alla domanda su chi possa essere stato a presentare la denuncia afferma: “Non me lo so spiegare, posso solo pensare che qualcuno voglia farmi del male – risponde Palazzi – sì, conosco quella donna. L’ho conosciuta per ragioni politiche un anno e mezzo fa, avevamo amicizie in comune. Poi l’ho incontrata alcune volte nel mio ufficio quando era venuta a presentare la sua associazione culturale, l’ultima volta non molti giorni fa. Ma non ho mai avuto rapporti sessuali con lei, tanto meno in cambio di soldi del Comune. Le carte prelevate dai carabinieri riguardano una duplice richiesta dell’associazione all’amministrazione: ci chiedevano il patrocinio e dei fondi per una loro iniziativa lo scorso inverno, in febbraio. Io nemmeno vidi quella pratica, che fu trattata direttamente dal dirigente del settore istruzione, che non seguo io. Fu accolta la richiesta di patrocinio ma nessun contributo fu erogato. Per decisione, ripeto, presa in autonomia dal dirigente”. Mattia Palazzi dunque si proclama assolutamente pulito e chiede di essere ascoltato il prima possibile dagli inquirenti.

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