C’era una volta il cursus honorum.

Sapete che cos’è?

Il nome latino per dire: carriera. Si comincia giovani giovani, apprendisti (ovvero il nome antico degli stagisti), come ragazzi di bottega, come puliscipenna o “negri”, nel linguaggio scorretto che si usa nei giornali. Poi si entra nel mondo del lavoro “con i libri” come si diceva una volta, e oggi “con le tutele”. Lo stipendio è ancora basso, ma non si hanno ancora trent’anni e si può metter su famiglia, fare un mutuo. Poi si fa carriera in azienda, e pian piano si va su, verso maggiore agiatezza e magari si compra la seconda macchina e pure la seconda casa al mare. Questa è stata la realtà dell’Italia dagli anni ’50 agli anni ’90 (scarsi). Ecco, è un mondo che non esiste più. Oggi, nella trasmissione della Arrigoni su 7 Gold è stato mostrato un cartello, sul quale anche Affaritaliani.it Milano ha poi fatto un servizio. Recita questo: “Cercasi stagisti a tempo pieno dai 18 ai 50 anni”. Capito? Stagisti a 50 anni. Apprendisti a 50 anni. E che cosa devono apprendere? A come andare più velocemente in pensione che non si può? A perdere più velocemente la dignità che già sentono sotto i piedi? Il problema dei giovani è enorme. Enorme. Ma hanno avanti la vita, e se ci mettiamo d’impegno qualcosa per loro possiamo farla. Ma chi ha 50 anni non si merita anche l’umiliazione di dover andare a fare uno stage, magari malpagato, magari a 3 euro l’ora in un bar di periferia.

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