C’era una volta un Paese dissociato. Proprio mentalmente, intendo. Questo è un Paese, e Milano non fa eccezione, che se il governo investe sulla scuola – cosa sacrosanta e giusta – c’è sempre qualcuno che dice: “Vi scordate il turismo”. Questo è un Paese nel quale se non si fa la strada la gente si lamenta ovviamente perché non riesce ad andare a lavorare. E se la si fa la gente si lamenta perché hanno distrutto “proprio l’albero dove mio nonno ha chiesto a mia nonna di sposarlo”. Per venire a noi, questo è un Paese nel quale si invoca più sicurezza, giorno dopo giorno, per quella cloaca a cielo aperto, quella vergogna, quel putrido luogo d’infamia che è la Stazione Centrale. Un luogo che – se fosse per me – sarebbe completamente militarizzato. Non esiste che in una delle “porte” di Milano ci sia gente accampata sotto le sculture, i ponti, nei giardinetti, persone che ti sfilano il portafogli mentre passi, e tutto il resto. Questa è una realtà, ed è bene che su questo ci mettiamo d’accordo: la Stazione Centrale è un luogo insicuro. E non è una “semplice” periferia degradata, che già è pessima, ma è il luogo dove transita gran parte dei turisti e dei visitatori che portano ricchezza alla nostra città. Detto questo, mi si deve spiegare, in questo Paese dissociato, che problema può esserci se un Questore – il bravissimo Marcello Cardona – ordina di fare un blitz e far vedere che Milano c’è, e che quel luogo si vuole presidiarlo. Sì, è un’esibizione muscolare della presenza dello Stato. E che problema c’è? Dove sta il problema? Ma così non è: l’assessore Pierfrancesco Majorino subito attacca che così non va, e che non è così che si risolvono i problemi. Meglio gli interventi silenziosi, per lui. Ecco, ben altro si dovrebbe fare. Benaltrismo. Invece, in un Paese non dissociato, si farebbero entrambe le cose. Ma si sa, in Italia tutto è politica, anche se di politica vera, invece, ne registriamo davvero poca.

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